Le nozze di Harry e Meghan
Il matrimonio tra Harry del Galles e Meghan Markle è solo una questione di gossip, del più globale e favoloso dei gossip? Forse no. Perché quell’immagine del principe pel di carota e della neo-principessa attrice e un po’ mulatta che scendono le scale della chiesa ha davvero qualcosa di rivoluzionario. Non solo un’altra bella, bellissima ragazza a vent’anni dalla morte di Lady D.; non solo una donna adulta e americana dal passato e dai parenti più che attivi; non solo una showgirl con tanto di abbondante repertorio fotografico su internet; ma soprattutto un essere umano “meticcio”, con madre afroamericana e tradizioni che affondano nel gospel e nella tradizione omiletica del cristianesimo nordamericano.
Non era incredibile la predica del reverendo Michael Curry, e i suoi cori quasi fossimo a Harlem? E non era stupendo lo stupore dipinto sui volti compassati della nobiltà britannica? E non siamo di fronte alla più efficace e definitiva delle campagne anti-razziste?
La monarchia inglese si rinnova nuovamente dopo il burrascoso innesto di Diana Spencer, e paradossalmente – ma non troppo! – trae linfa vitale proprio dagli ingredienti della globalizzazione che dovrebbero contribuire a spazzarla via, come un orpello ormai superato. Un po’ come la Chiesa di Roma, che per sopravvivere ha bisogno di un papa “che viene dalla fine del mondo”, e che non ne mette in discussione solo i vizi riconosciuti, ma anche alcuni tratti essenziali (è di questi giorni la pubblicazione dell’ennesimo libro sul rapporto tra la Chiesa e le unioni omosessuali).
È una dinamica interessantissima e insita in ogni organizzazione umana che dura nel tempo: come innovare nella tradizione. Una questione che i Maestri dell’ebraismo si sono sempre posti con soluzioni spesso geniali. E che nel tempo che viviamo assume forse una complessità ancora maggiore: le decisioni debbono essere sempre più accelerate ma gli errori, come in passato, si comprendono spesso soltanto molto tempo dopo.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(22 maggio 2018)