Rothschild, impronta napoletana
Il ruolo della famiglia Rothschild nella rinascita dell’ebraismo a Napoli è stato il tema di una interessante e gradevole conferenza di Marco Soria, con il contributo musicale del maestro Sergio Lattes, tenutasi presso i locali della Comunità ebraica partenopea. La conferenza, che rientra nel fitto programma di eventi culturali che si tengono nel mese di maggio nei locali della Comunità, ha illustrato la storia della famiglia Rothschild negli ultimi tre secoli, a partire da Mayer Amschel, che nella seconda metà del ‘700 avvia l’attività finanziaria fornendo servizi al Langravio d’Assia-Kessel, Guglielmo IX. I figli di Mayer Amschel Rothschild, avviano attività finanziarie in Inghilterra, Austria e Francia prima di approdare in Italia, con l’apertura di una banca d’affari a Napoli ad opera di Carlo Mayer, inviato nella capitale del Regno delle Due Sicilie dal fratello Salomon che, da Vienna, intuisce la possibilità di fornire servizi finanziari a Borbone i quali, tornati sul trono dopo la sconfitta napoleonica, sono costretti a pagare l’esercito austriaco per difendere il Regno, non fidandosi più dell’esercito napoletano ormai “contaminato” dagli ideali rivoluzionari.
Carl Mayer Rothschild, grazie anche all’appoggio della sua bella e intelligente consorte, Adelheid Herz, si stabilisce a Napoli, prendendo come residenza sulla Riviera di Chiaia nella Villa Acton, oggi conosciuta come Villa Pignatelli, affermandosi con la sua banca d’affari e finendo col fornire servizi finanziari anche al di fuori dei confini del Regno, al Papa Gregorio XVI che gli conferisce la stella del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Alla morte di Carl Mayer, nel 1855, il figlio Adolf Carl ne rileva l’attività che prosegue fin poco dopo l’Unità d’Italia, quando la banca d’affari viene chiusa e Villa Rothschild viene venduta al Principe Diego Aragona Pignatelli Cortes. Tuttavia il legame con Napoli di Adolf Carl e di sua sorella, Charlotte, trasferitasi a Londra dopo il matrimonio, resta fortissimo, al punto che, oltre a contribuire alla rinascita della Comunità ebraica a più di tre secoli dalla cacciata ad opera degli Spagnoli, con la donazione dei locali dove ancora oggi essa ha sede unitamente all’unica sinagoga della città, lascia, alla sua morte, una donazione per la costruzione di un ospedale ebraico che avrà vita breve.
L’amicizia di James Rothschild, da cui ha preso origine il ramo francese della famiglia, con Gioacchino Rossini, ha offerto lo spunto per un intervento musicale al pianoforte del maestro Sergio Lattes che ha magistralmente eseguito il brano “Un petit train de plaisir”, del compositore pesarese, e una “Romanza senza parole” di Felix Mendelssohn Bartholdy.
Un ringraziamento speciale va a Marco Soria e Sergio Lattes, che pur se geograficamente milanesi, danno un costante contributo alla Comunità ebraica come è stato confermato da questa manifestazione, a dimostrazione del fatto che grazie ad eventi culturali realizzati con passione e impegno, anche una piccola Comunità come la nostra è capace di dare contributi originali alla vita culturale della città.
Daniele Coppin
(23 maggio 2018)