Ticketless – Una buona notizia
Apprendiamo dai quotidiani che un gruppo israeliano-cinese che produce robot per la pulizia dei pannelli fotovoltaici e filtri per l’acqua salverà l’Embraco, ponendo fine ad un dramma umano che a Riva di Chieri, nel torinese, coinvolgeva circa 350 dipendenti. Una buona notizia nel dissestato mercato industriale italiano. Non vorrei offendere nessuno, ma nell’annosa discussione sui Giusti avrei una clausola da aggiungere. Se in tempo di guerra, Giusto è chi salva una vita umana, in tempo di pace Giusto andrebbe definito chi salva un posto di lavoro.
Non godono di buona stampa gli israeliani, ieri come oggi. Però, in queste ore dolorose, così come nelle precedenti crisi mediorientali, a me non piace sottoscrivere appelli contro di loro (e neanche pro). Piace guardare ai fatti. Quelli brutti e quelli belli. Gli israeliani hanno difetti, rischiano, come scrive Grossman, di continuare a vivere come dentro una fortezza, commettono errori politici imperdonabili, sono da anni privi di un qualsivoglia progetto di pace da porre un giorno, se mai verrà quel giorno, sul tavolo dei negoziati, ma non si può negare la loro intraprendenza, che del resto appartiene da sempre alla storia ebraica. Qualche settimana fa, in questa rubrica, commentando il film sul giovane Marx, osservando lo squallido scenario politico italiano del dopo-elezioni, avevo scritto di aver provato sussulti ribelli che pensavo sopiti. Leggendo la notizia degli operai Embraco salvati da una azienda israeliana ho accantonato i giovanili furori per ritornare al più sano realismo della vecchiaia. Ho ripensato alla tesi delle “Interdizioni israelitiche”, dove Cattaneo si dice favorevole alla emancipazione degli ebrei pensando al vantaggio economico che tutta la nazione ne avrebbe ricavato. Giorno verrà, speriamo non troppo tardi, in cui una classe dirigente palestinese meno autolesionistica di quella attuale farà sua la stessa tesi e comprenderà che un accordo porterebbe all’intera area mediorientale un benessere assai maggiore di quello che verrebbe dalla cancellazione dello Stato d’Israele.
Alberto Cavaglion