Setirot – Disagio

stefano jesurumPiù che imbarazzo provo disagio, profondo, lacerante, quasi insopportabile. Per questo capisco benissimo quanto ha scritto qui, martedì, Dario Calimani a proposito del suo non avere firmato l’appello di critica che chiede a Israele di far tacere le armi, «e non perché la pace non sia necessaria, e non perché non pensi che si sarebbero potuti esperire altri mezzi per contrastare la strategia di Hamas (…) ma ho preferito tenermi il disagio del silenzio piuttosto che firmare tacendo la crisi, perché nel chiedere a Israele di rinunciare all’uso sproporzionato della forza di fronte alla protesta/provocazione palestinese a Gaza non sarei riuscito a dar voce agli interrogativi che dovrebbero scuotere ogni coscienza onesta».
Anche io non ho firmato quell’appello, pur essendo sollecitato a farlo da amici cari e da persone che stimo. E la difficoltà profonda, lacerante, quasi insopportabile del vivere più di dubbi che di certezze la avevo spiegata sulla mia pagina Facebook il 16 maggio: «L’altro giorno, entrando a Palazzo Reale per ascoltare David Meghnagi e la figlia di Shimon Peres, un gruppo di propal ha urlato in un megafono il mio nome in un coro di “assassini! assassini!” e la Digos mi ha gentilmente chiesto di entrare in fretta accompagnandomi dentro. Poche ore dopo ho letto di essere uno per cui Hamas e lo Stato di Israele sono la stessa cosa, un traditore, un nemico». Concludevo dicendo che spesso la chiusa dei miei interventi è il motto dell’Hashomer Hatzair, chazak ve’ematz; forza e coraggio; forza che in questo momento mi manca un po’. Ma tornerà. Ho soltanto bisogno – sostenevo – di un attimo di silenzio.
Chiamato poco dopo a scrivere il Setirot settimanale me la sono cavata con una massima dei Pirke Avot. E adesso? Adesso mi domando se abbia ancora uno scopo, e quale, intervenire su Pagine Ebraiche dal momento che l’ebraismo italiano pubblico pare trovare un proprio senso quasi esclusivamente nel dilaniarsi su Israele e Netanyahu. Non ci è bastato un vitello d’oro? Evidentemente no.

Stefano Jesurum, giornalista

(24 maggio 2018)