Gerusalemme-Roma, itinerario rosa
“Grazie, orgogliosi di voi”
La stanchezza sul volto, con quasi quattromila chilometri pedalati in poche settimane. Ma anche la soddisfazione per aver concluso una piccola grande impresa.
I corridori della Israel Cycling Academy, la squadra israeliana che ha corso il Giro d’Italia, la cui 101esima edizione si è conclusa ieri a Roma, varcano compatti l’ingresso dei giardini del Tempio Maggiore della capitale dove ad aspettarli, un’ora dopo la fine dell’ultima tappa e poche ore prima della partenza dell’aereo che riporterà la squadra nel quartier generale di Girona in Spagna, c’è un rinfresco organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con il supporto di Comunità ebraica romana e Fondazione Museo della Shoah e con l’adesione dell’ambasciata israeliana.
“Ci vuole coraggio nell’immaginare questa incredibile avventura. Un viaggio nella storia, un filo invisibile che ha unito le due città” dice il maskil Cesare Efrati, da cui è nata l’idea di questa serata, nel ripercorrere questo straordinario itinerario rosa da Gerusalemme a Roma.
“Avete provato come lo sport possa educare alla Memoria e unire le persone. Questo Giro, anche grazie alla figura di Gino Bartali, è stato speciale e ha unito Memoria e futuro, Gerusalemme a Roma” dice la Presidente UCEI Noemi Di Segni, rivolgendosi alla squadra.
“Grazie per le emozioni che ci avete dato, oggi e negli scorsi giorni. Mi auguro che questo miracolo possa perpetuarsi nel tempo” afferma la Presidente della Comunità romana Ruth Dureghello.
“Ho avuto il privilegio di avere un nonno come Gino Bartali, un grande esempio umano. Emozionante che si sia corso anche nel suo nome” dice la nipote Gioia in collegamento telefonico (un’aula della scuola ebraica, annuncia poi Dureghello, sarà dedicata alla sua memoria).
Grande l’orgoglio di Sylvan Adams, presidente onorario della Grande Partenza e co-proprietario della Academy. Al suo fianco ci sono Ron Baron, l’altro proprietario, il general manager Ran Margaliot, una delegazione della squadra protagonista al Giro. C’è Guy Sagiv, primo israeliano a concludere una grande corsa a tappe. E ci sono Ben Hermans, Guillaume Boivin, Zak Dempster e Krists Neilands.
“Grazie, grazie di cuore. Essere qui stasera, al termine di settimane così significative per tutti noi, è davvero speciale” spiega Adams.
“Ci avete fatto il più bel regalo per i 70 anni di Israele. E sono certo che sia soltanto l’inizio” commenta orgoglioso l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs.
A rivolgere un ringraziamento sono anche il rabbino capo Riccardo Di Segni, che augura di “rivederci presto” e il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, che esprime “orgoglio, grande orgoglio”.
Il Maestro Claudio Di Segni intona la Hatikwa, l’inno dello Stato di Israele. E poi tutti alla Casina dei Vallati, per un ultimo abbraccio davanti alle litografie (esposte fino al prossimo 3 giugno) che la pittrice Eva Fischer ha dedicato alla bicicletta. Quindici opere che, come spiega il figlio Alan David, parlano anche la lingua dell’impegno (artistico e non solo) e della Memoria.
Adam Smulevich
(28 maggio 2018)