Ihra a Roma, l’intervento di Bauer
“Le società che fabbricano odio,
da quell’odio restano travolte”
È stato Yehuda Bauer, a sorpresa, a chiudere il convegno “The Racist Laws. Before and after the Shoah: models, practices and heritage” che ha ieri anticipato la riunione plenaria della International Holocaust Remembrance Alliance in corso in queste ore a Roma.
Primo appuntamento organizzato dalla presidenza italiana, ha visto un pubblico attento e partecipe, oltre che ultra qualificato, seguire nell’auditorium del Maxxi un convegno che ha avuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, e tra i suoi relatori l’Ambasciatore Sandro De Bernardin, presidente IHRA e la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Le sessioni, coordinate da Alberto Melloni e Gadi luzzatto Voghera, si sono aperte con le lectio di Steven Katz e Giuliano Amato, rispettivamente su “Antisemitism in Times of Crisis”, e “Summa iniuria”, per continuare con le relazioni di Lucia Ceci, Francesco Cassata, Michele Sarfatti, Michel Rosenfeld, Melloni stesso e Roberto Finzi.
In chiusura, dopo le lectio di Jean-Frédéric Schaub e Wichert ten Have, è stato il professor Bauer, insigne storico dell’Università di Gerusalemme e uno dei massimi esperti al mondo di Shoah, a prendere la parola. Dopo essersi congratulato con gli organizzatori per il convegno su un tema che, ha sottolineato: “Ha grandissima importanza, le Leggi del ’38 hanno aperto le porte di Auschwitz. Hanno reso legittimo uno sviluppo naturale il passaggio alle aggressioni razziste e agli assassinî”. Ma è arrivata una piccola stoccata: “Non sarebbe corretto per me fare commenti su un argomento che questo convegno non ha toccato, ma bisogna dirlo forte e chiaro: le razze non esistono. E non sono così convinto che il razzismo abbia una storia così lunga, intanto perché la razza umana, in sè, non ha una storia antica, in fondo, e poi nell’antichità le origini e la pigmentazione della pelle erano del tutto irrilevanti. E in Europa non c’era razzismo nei confronti delle persone di colore. Per di più sappiamo bene che Amos, il profeta, ha scritto che agli occhi di Dio il popolo di Israele e quello dell’attuale Sudan hanno uguale valore”. Con un’energia invidiabile nonostante i più di novant’anni Bauer ha continuato spiegando che in fin dei conti tutte le nostre idee sono forzatamente lontane dalla realtà, che è in continua evoluzione, e comunque la realtà è molto più complessa delle nostre definizioni astratte. “L’acqua scorre, quindi non è possibile fare il bagno nello stesso fiume due volte”.
Dopo una disamina del termine antisemitismo – “È un termine idiota, che non ha nessun senso! Era stato creato per significare una cosa del tutto diversa, e il suo senso è stato stravolto completamente” – ha aggiunto che “Se vogliamo proprio guardare in faccia la realtà dobbiamo ricordarci che dal punto genetico la nostra purezza è pari a quella di un qualsiasi cane di strada”.
L’antisemitismo non è stato sempre presente, ha ricordato, ci sono stati lunghissimi anni in cui del fenomeno non c’era traccia: non nei Paesi Bassi prima della migrazione dal Portogallo, per esempio, tuttora non è parte delle religioni politeistiche, che comprendono una enorme parte della popolazione mondiale.
“Soprattutto non dobbiamo dimenticare che la storia dell’antisemitismo non è la storia degli ebrei. E gli ebrei non sono la storia dell’antisemitismo. E ricordiamoci anche che le società che producono l’antisemitismo ne vengono a loro volta colpite, danneggiate, ferite. Collassano dall’interno, non possono sopravvivere”.
Ada Treves twitter @ada3ves
(28 maggio 2018)