NARRATIVA ISRAELIANA 1948, la bocca di Himmo e il senso dell’esistenza

HIMMO DEFYoram Kaniuk / HIMMO RE DI GERUSALEMME / Giuntina

Nella Gerusalemme del 1948, mentre infuria la battaglia tra il neonato Stato d’Israele e la coalizione araba, nella quiete di un monastero adibito a ospedale i soldati feriti affrontano il proprio destino, a volte con sarcasmo altre con sconforto. Tra loro c’è Himmo, così bello da essere chiamato “re di Gerusalemme”. Del suo magnifico corpo è rimasta intatta solo la bocca, una bocca sensuale, carnosa, perfetta. Basterà per far innamorare Hamotal, giovane infermiera appena entrata in servizio.
Sono queste le premesse struggenti del romanzo di Yoram Kaniuk “Himmo re di Gerusalemme”, pubblicato da Giuntina nella traduzione di Elena Loewenthal, uscito originariamente in Israele nel 1968.
Himmo implora di essere ucciso e nessuno comprende come possa essere ancora in vita nonostante le ferite mortali. Solo Hamotal continua a curarlo; gli si dedicherà totalmente, ma la dedizione e il sentimento che prova per il giovane soldato le consentiranno di accettare l’unico desiderio di Himmo?
Tra le parole di scherno degli altri soldati, quelle indifferenti dei medici e quelle consolatorie di Clara, ultima suora rimasta nel monastero, Hamotal cerca la soluzione a quel dramma affrontando una crisi interiore che tocca le radici del mistero dell’esistenza. E intanto suonano le campane del monastero come cupi avvertimenti e i tamburi della guerra continuano a battere incuranti delle vite che pulsano tra le mura dell’antico monastero.
Yoram Kaniuk è stato uno dei maggiori scrittori israeliani. Nato a Tel Aviv nel 1930, e scomparso nella stessa città nel 2013, ha vinto importanti premi letterari in patria e all’estero. Partecipò personalmente al conflitto del 1948, nel corso del quale fu ferito a una gamba. All’esperienza nella guerra d’Indipendenza dello Stato ebraico ha dedicato anche un romanzo autobiografico, “1948”. In Italia sono state tradotte molte sue opere, tra le quali, sempre per Giuntina, “Adamo risorto” e “Un arabo buono”.

Marco Di Porto