Scenari esplosivi

Tobia ZeviQuando si parla di disintermediazione, si intende il rapporto diretto tra “popolo” e “potere”, con tutti i significati che quest’ultima parola può assumere. Definizioni spesso altisonanti, che si scontrano con la sfuggevolezza del concetto rappresentato: stanza dei bottoni, Palazzo, poteri forti. Le democrazie liberali si sono strutturate nel Dopoguerra attorno a un principio: non solo era utile, ma addirittura necessario mediare la relazione tra leader e cittadini attraverso partiti, sindacati, categorie e associazioni. L’idea di incoraggiare il pluralismo come pure la capacità delle persone di aggregarsi e organizzarsi.
I movimenti che vengono definiti “populisti”, con tutti i problemi che questa espressione comporta, rifiutano questo schema sociale: affermano di voler creare un ponte diretto tra popolo e capopopolo, respingendo chiunque voglia frapporsi. Ammirazione, immedesimazione e affidamento diretto al tribuno, slegato dai vincoli faticosi del negoziato politico e sociale. Al di là dei giudizi, si potrebbe pensare che questo atteggiamento sia tutto sommato “ebraico”: l’ebraismo rifiuta infatti ogni gerarchia e meccanismo di rappresentanza nel legame tra Uomo e D-o, che non si sostanzia in nessuna figura rabbinica e/o organizzata. Ogni Uomo intrattiene con la divinità una specifica connessione, ed essa è unica, autonoma e non inferiore alle altre.
Qual è dunque la differenza essenziale, che invece rende questi fenomeni passati e attuali così distanti dalla sensibilità ebraica (a parte la sensazione che essi spesso conducano a politiche intolleranti e razziste)? A mio giudizio, l’elemento deviante è costituito dalla mancanza di studio. Il corollario alla disintermediazione ebraica è infatti l’ossessione della conoscenza, primo dovere di un ebreo. L’unica attività che garantisce ammirazione al cospetto dei propri simili. Ecco, la disintermediazione senza lo sforzo di capire è una dinamica molto pericolosa, perché le persone sprovviste di ogni agenzia culturale e formativa tendono a esprimersi su tutto, eccitate dai toni aspri del capo. Quindi no ai vaccini, sì alle cure alternative e addosso ai presunti potenti. Uno scenario che diviene potenzialmente esplosivo se amplificato dai nuovi mezzi di informazione.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi

(29 maggio 2018)