Torino – 1938, le storie ricostruite
Al via il ciclo di incontri organizzato dall’Archivio Ebraico Terracini in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziste. “Nulla di archiviato”, questo il titolo del primo incontro che vede protagoniste alcune studentesse del liceo Berti di Torino nei panni di vere e proprie ricercatrici: obiettivo del loro lavoro, guidato dalla professoressa Eva Vitali Norsa, è stato quello di ricostruire le vicende di studenti e docenti espulsi dal liceo dopo il 1938 a partire dalle tracce ritrovate negli archivi prima del liceo, poi della città di Chivasso ed infine presso l’Archivio Terracini. A presentare l’iniziativa Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, seguito da Chiara Pilocane, direttrice dell’Archivio e David Sorani, Consigliere della comunità. Presente all’evento anche la neo-presidente dell’Archivio, Bianca Gardella Tedeschi.
Tra le carte conservate al Berti compare tra gli insegnanti il nome di Leone Ginzburg, che figura come supplente in seguito all’espulsione dall’ambiente universitario. Accanto a Ginzburg Giuliana Fiorentino Tedeschi, la quale aveva vinto l’incarico poco prima del ’38. Sopravvissuta alla Shoah diventerà poi insegnate nel dopoguerra. Tra i docenti compare il nome di Mario Sacerdote, entrato al Berti come supplente e poi allontanato; diventerà poi preside della scuola ebraica.
II lavoro di ricerca delle “giovani archiviste” prosegue e il fulcro si sposta verso la ricostruzione delle vicende degli allievi ebrei iscritti al Berti: dai documenti, per lo più pagelle e registri, riemergono i nomi di due fratelli, Rosa e Abramo Segre. La ricerca prosegue da un archivio all’altro, da carta a carta, fino a poter ricostruire la vicenda di un intero nucleo familiare: accanto ai figli, i genitori Ernesta Sacerdote e Adolfo Segre. Dei genitori vengono ritrovati i certificati di matrimonio e di morte, di Rosa e Abramo i certificati di nascita. La ricerca dal Berti si sposta a Chivasso ed infine al Terracini, in un continuo rimpallo di documenti, date, lettere, schedari, fino a giungere al binario 21 di Milano: la famiglia infatti, dopo un periodo di carcere, partì sul convoglio numero 5 diretto ai campi di sterminio. Ed è proprio sui binari che il 23enne Abramo consapevole della morte certa che li avrebbe attesi, scrive i suoi due testamenti, uno materiale ed uno più spirituale rivolto alla fidanzata Lucia Bracco: “ […] Il treno corre non troppo veloce ma inesorabile […] fai sapere a tutti della nostra morte”.
Il lavoro di ricerca archivistica, iniziato un anno fa con il progetto Adotta un monumento, che in questo caso è stato l’Archivio Ebraico, è stato il primo passo per la ricostruzione storica, a cui poi è seguita la realizzazione di uno spettacolo teatrale. Per l’anno prossimo, spiega Eva Vitali Norsa, si sta pensando di collocare due pietre d’inciampo, il monumento diffuso ad opera dell’artista tedesco Gunter Demnig, proprio davanti alla scuola in ricordo dei due fratelli Segre. Il ciclo d’incontri proseguirà poi con cadenza mensile a partire dal mese di ottobre per presentare ricerche su tematiche precise e ricostruire sfaccettate vicende personali: Silvia Revere in Valle Camonica tra fuga e resistenza al nazifascismo; L’azione dell’EGELI in Piemonte; Le fughe degli ebrei piemontesi attraverso le Alpi; Umberto De Benedetti. L’identità umiliata.
Alice Fubini
(30 maggio 2018)