Qui Torino – “Terracini, vero democratico”
L’Archivio Ebraico Terracini, in collaborazione con l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea e la Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci, ha presentato ieri a Torino “Un impegno controcorrente. Umberto Terracini e gli ebrei (1943 – 1983)” di Marta Nicolo, prefazione di Fabio Levi, Silvio Zamorani Editore.
Assieme all’autrice, l’ex esponente del PCI Renzo Gianotti; Fabio Levi, docente di storia presso l’Università di Studi di Torino e direttore del Centro Internazionale di Studi Primo Levi; Chiara Pilocane, direttrice dell’Archivio Ebraico e Pietro Moretti per l’Istituto Gramsci di Alessandria. A moderatore gli interventi Dunia Astrologo, direttrice della Fondazione Gramsci. Presente anche Dario Disegni, presidente della comunità ebraica di Torino.
Umberto Terracini, padre costituente, una figura centrale nel panorama politico del dopoguerra. A tratteggiarne le caratteristiche è Lorenzo Gianotti, che ricorda come all’uomo politico si affianchi un altro versante della vita di
Umberto poco esaminato, quello ebraico, e per questo il volume di Marta Nicolo rappresenta uno snodo fondamentale.
“Un personaggio affabile, uno degli spiriti più rappresentativi della democrazia italiana”, così lo definisce Gianotti.
“Fede insopprimibile e una costante autonomia di giudizio e di pensiero, sempre legato al Partito Comunista”.
La ricerca storica effettuata dall’autrice si è avvalsa principalmente delle carte del fondo Terracini depositate dalla famiglia presso l’Archivio di Acqui Terme, spiega Pilocane, ricordando come sia sempre più urgente procedere alla digitalizzazione delle carte facilitando così il lavoro di ricerca e progetti di collaborazione tra i diversi archivi.
A ripercorre la vicenda del fondo Terracini è Pietro Moretti.
Infine la parola a Fabio Levi e all’autrice. Tre i temi centrali del libro, spiega Levi: l’attenzione di Terracini per il reinserimento degli ebrei dopo la guerra, un problema urgente e complesso quello di ritornate a vivere nella società che li aveva respinti. L’attenzione si traduce poi in legge nel 1955, appunto la Legge Terracini che prevedeva riconoscimenti economici ai perseguitati politici e razziali. Il secondo tema è legato al rapporto con lo Stato d’Israele; e ancora il tema dell’emigrazione degli ebrei dall’Unione Sovietica.
Punto di maggior novità messo in luce dalla ricerca è l’interesse di Terracini per i temi di carattere ebraico: “Un interesse permanente”, afferma Levi. Il volume quindi mette in valore la sensibilità di Terracini, una sensibilità visceralmente legata al suo profondo impegno politico, per natura spesso controcorrente, come suggerisce il titolo del volume.
Perché questo libro, si domanda in chiusura l’autrice: la ricerca si è mossa dalla necessità di far emergere da una figura così sfaccettata e di rilievo il suo impegno per il mondo ebraico italiano e non solo, un interesse in una precisa epoca storica che rende Terracini un precursore dei tempi rispetto agli anni dell oblio. “È lui a portare nel dibattito parlamentare la legge Terracini e ad introdurre così la specificità delle persecuzioni ebraiche durante il nazifascismo”, spiega. “Un impegno che non si può spiegare in modo semplicistico come connaturato alla sua apparenza al mondo ebraico, perché il silenzio e l’oblio hanno interessato l’intera società civile, tra cui gli stessi ebrei”.
Alice Fubini
(31 maggio 2018)