Padova – Israele, una festa in musica
“Shalom Israel – 70 anni di Israele”. Una festa tra musica e teatro, promossa dal presidente dell’Associazione Italia-Israele di Padova Enrico Conte, con il coinvolgimento della sezione veneziana e il patrocinio di Comune, Comunità ebraica locale e Conservatorio C. Pollini, per celebrare l’anniversario.
Per la parte musicale sul palco il clarinettista M° Salvatore Baronilli, del Conservatorio, direttore artistico della serata, e il violinista M° Elio Orio con gli allievi del Conservatorio stesso: Enrico Muscardin (chitarra), Douglas Enrique Lemes (contrabbasso), Guan Zhicong, Mary Hilary Da Cruz, Luiz Carlos Franzao Junior, Marcelo Onetta Fermiano (violini).
Assieme a loro hanno suonato i componenti dello Shirè Miqdash, ensemble fondata e diretta da rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova: Fabrizio Durlo (pianoforte), Elena Bellon (arpa), Francessco Piovan e Antonello Barbiero (contrabbassi), Guido Rigatti (violoncello), Massimo Forese (Violino), Steno Boesso (fagotto) Gregorio Carraro (oboe e flauto dolce), Andrea Dainese (flauto traverso), Alessandro Piovan (percussioni).
Con il rav Locci hanno inoltre cantato quattro suoi compagni del coro del Tempio Maggiore di Roma: Daniel Coen, Marco Di Porto, Roger Hannuna e Enrico Orvieto.
Per la parte attoriale, i testi sono stati scelti e recitati da Daniele Nigris, docente dell’Università di Padova e voce narrante della serata.
Una serata vibrante
Domenica scorsa sono andato ad assistere allo spettacolo “Shalom Israel” all’auditorium del Centro culturale San Gaetano di Padova. E sono rimasto rapito dall’intensità delle emozioni che gli artisti ci hanno comunicato.
Apre la serata con un canto chassidico, Shnirele perele, Daniele Nigris. Una voce forte, imponente, dura che però riesce a trasmettere il sentimento dell’anima ebraica in modo chiaro, dolce e commovente.
Segue una serie di musiche klezmer alternate a canti e musiche della tradizione religiosa ebraica. In palcoscenico ci sono ben sedici strumentisti. E Rav Locci, nel ruolo di chazan, fa vibrare la sala con la forza delle note dei canti liturgici ebraici sia con le sue potenti esecuzioni come solista, sia quando canta assieme a quattro cantori.
Alle musiche e ai canti si alternano brani letti o recitati da Nigris: talvolta di taglio morale (ma con molta ironia), e in altri casi sulla storia della nascita di Israele. La fusione tra musica e teatro, ben amalgamati, consente di dimenticarsi del mondo esterno: per due ore siamo lì, nella lunga storia – e dolorosa, ma così piena di un’incessante speranza – del popolo ebraico nella lunga marcia verso Israele. Siamo fuori dal tempo, e dentro la Storia di Eretz Israel: due ore ipnotiche.
Uno dei momenti più potenti è alla fine dello spettacolo, con rav Locci che canta come solista la melodia Od Yshamà accompagnato da Salvatore Baronilli: due musicisti di grande spessore che si guardano e si sorridono mentre uno suona con la voce e l’altro canta con lo strumento.
Il momento più commovente è quando orchestra e coro intonano l’HaTikwah, l’inno dello Stato d’Israele: alle prime note, metà sala si alza in piedi. Sono gli ebrei.
Un istante dopo anche tutta l’altra metà sala si alza in piedi – tutti uniti, tutti fratelli.
A fine spettacolo sento la necessità di complimentarmi con Daniele, che non conoscevo, per il suo modo così sentito e commovente di narrare e gli dico quanto si sente la sua anima ebraica nell’eseguire e nel condurre la serata. E lui sorridendo mi risponde: Grazie, ma guarda che non sono ebreo.
Probabilmente lui non lo sa…
Serge Guedj
(Foto di Alberto Tomasi)
(1 giugno 2018)