Amos Luzzatto, una vita di studio e di battaglie per i diritti di tutti
“La violenza, l’incitamento all’odio fra popoli, culture, religioni diverse, l’omologazione, per quanto riguarda il passato, dei carnefici e delle loro vittime, tutto questo è tragicamente nella cronaca quotidiana. Saremo capaci di reagire a questa marea? Saremo capaci di insegnare ai nostri ragazzi la libertà di scegliere consapevolmente fra il bene e il male, fra la lotta di sopraffazione e la convivenza civile nel rispetto dell’altro? Hillel, un grande Maestro dell’ebraismo diceva: ‘Non fare agli altri ciò che non vorresti per te. Tutto il resto è commento. Va’ e studia’”. Queste parole Amos Luzzatto, tra le figure più significative dell’ebraismo italiano del dopoguerra, le pronunciò il 27 gennaio 2005 quando era alla guida dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Di fronte a lui, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Sono passati 13 anni da quella data ma gli interrogativi di Luzzatto sono ancora profondamente attuali come lo è tutto il suo prolifico lavoro di studioso, diviso tra l’impegno ebraico e quello civile (in lui praticamente inscindibili). Nel giorno del suo 90esimo compleanno (nasce a Roma, il 3 giugno 1928), è giusto rendere omaggio alla sua figura e al suo lavoro: scrittore prolifico e chirurgo, ha ricoperto diversi incarichi politici in ambito ebraico, guidando l’Unione dal 1998 al 2006 così come la Comunità ebraica di Venezia. È stato anche direttore della Rassegna Mensile d’Israel, ruolo ricoperto precedentemente dal nonno materno, il grande rabbino e intellettuale Dante Lattes. Tra gli antenati celebri, anche Shadal, l’esegeta, poeta ed ebraista Samuel David Luzzatto, suo trisavolo. Tra i suoi cugini c’è infine lo scrittore Giorgio Voghera, ultimo testimone del periodo d’oro della Trieste letteraria. Figlio di un socialista perseguitato dagli squadristi fascisti, Luzzatto nel 1939 si trasferisce con la madre e i nonni nell’allora Palestina mandataria e solo nel 1946 tornerà in Italia. “Fummo discretamente pedinati in treno, in albergo, al ristorante. (…) Fu solo a Haifa, dopo la dogana, che mio nonno dichiarò di respirare finalmente aria di libertà”, ricorderà in uno dei suoi libri in merito all’arrivo in Eretz Israel. Durante la Seconda guerra mondiale, Luzzatto fu cresciuto proprio dal nonno Dante e trascorse il tempo insieme a studiosi profughi dalla Germania e dall’Austria che forgiarono il suo carattere. Sulla promulgazione delle leggi razziste racconterà: “Il ricordo principale è l’esclusione della scuola. Io ero stato brillantemente ammesso alla prima ginnasio e poi mi sono sentito dire che ne ero escluso in maniera ignominosa. Studiavo in un giardinetto pubblico con mia madre; questo permetteva agli altri di additarmi e pensare: quello è un giudeo”. Laureatosi, accosta la sua carriera di medico a quella di scrittore, confermandosi una delle voci più influenti dell’ebraismo italiano (tra le sue opere Conta e racconta, ed. Mursia e Il posto degli ebrei, ed. Einaudi). Luzzatto si dedica inoltre alla carriera accademica tenendo un corso sulla lettura ebraica del midrash all’Università di Venezia e all’Università degli Studi Roma Tre. Uomo di sinistra, sottolineerà al contempo come il proprio impegno civile affondi le radici nell’ebraismo: “Le istanze egualitarie e di giustizia le ho ricavate proprio dalla cultura ebraica. La Bibbia ne è ricca, basta cercarle”. Nel corso della sua vita ha ingaggiato diverse battaglie per contrastare il razzismo (definito “un veleno permanente”), in special modo quello nei confronti dei rom e ridisegnato il concetto di Memoria: “Memoria significa anche scavare nel passato in modo selettivo, per cercarvi non tanto le gesta degli eroi sui campi di battaglia quanto gli esempi di solidarietà e di cooperazione; esempi forse rimasti nell’ombra ma non per questo meno rilevanti, forse al contrario. È questa infine quella Memoria che può diventare uno strumento di fiducia nel domani”. Ha inoltre levato la sua voce per denunciare nuove forme di antisemitismo: “Una delle forme più insidiose è la trasformazione delle critiche al governo israeliano – che come tutti gli altri governi al mondo può essere sottoposto a critiche come ad elogi – in un giudizio sostanzialmente negativo di tutti gli ebrei del mondo e di tutte le epoche”.
Tra coloro che hanno voluto mandare a Luzzatto un augurio per i suoi 90 anni, anche la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Un nuovo traguardo in una vita carica di impegni, sfide, responsabilità, che nella sua manciata di ore fa riflettere sull’intera vita, e il vissuto anche di un Paese che ha appena festeggiato ieri la sua costituzione repubblicana”. In queste ore, scrive la presidente dell’Unione, “sento doveroso rappresentarti, ancora una volta, la profonda riconoscenza dell’ebraismo italiano per la strada che hai saputo tracciare nei tuoi anni di presidenza nazionale e nel modo, profondo e consapevole, in cui hai portato il tuo ebraismo in ogni altro ambito della tua vita. Un contributo che in tanti, e non solo nel mondo ebraico, ricordano ancora oggi con riconoscenza e gratitudine e che guida anche, i passi che decidiamo di compiere”.