Torah…

Hillel soleva dire: Sii discepolo di Aronne, ama la pace, persegui la pace, ama le creature e avvicinale alla Torah. (Avoth 1, 12)
Avvicinare le creature alla Torah senza avvicinare la Torah alle creature: Aronne, i cui compiti di Sommo Sacerdote vengono illustrati in queste settimane, era noto per il suo amore per ciascuna creatura. Di lui Hillel disse: sii discepolo di Aronne, che amava la pace e perseguiva la pace, amava il suo prossimo e lo avvicinava alla Torah. Che cosa caratterizzava il suo modo di vivere da renderlo un esempio tanto grandioso della diffusione della luce della Torah, simboleggiata dalla accensione dei lumi della Menorah nella parte più santa del Tempio? La luce della Menorah non doveva illuminare solo dentro il Tempio, ma sopratutto anche fuori. Aronne non aspettava che coloro che giacevano nell’oscurità entrassero nel raggio della Luce della Torah, ma andava loro incontro: accendeva le loro anime, il loro amore per la Torah. Citando le parole di Hillel: egli amava tutte le creature, andava verso le creature (Berioth), termine che indica coloro che non avevano altro merito che quello di essere anch’essi creature di D-o. Lontani dalla Torah. Tuttavia, egli li avvicinava alla Torah, anziché portare la Torah a loro. Egli non semplificava i requisiti della Torah, né vi operava compromessi per adeguarla al loro livello; egli non abbassava la Torah, ma innalzava, elevava gli uomini, accendendo i loro cuori verso la Torah. Adattare la Torah alla cornice delle predilezioni intellettuali personali o delle mode correnti del nostro tempo equivale a distorcerla. Il vincolo dell’osservanza della Torah (Scritta e Orale) deve essere riconosciuto prima di tentarne un’interpretazione. Il significato spirituale dell’osservanza della Torah oltrepassa il contenuto di tutte le “filosofie” che pretendono di riformarla. Noi non l’abbiamo inventata, la Torah. L’abbiamo ricevuta da D-o. Possiamo accettarla o rifiutarla, ma non dovremmo riformarla. La crisi della spiritualità nell’epoca post moderna non è un problema di riti e cerimonie. E’ un problema dell’anima. Lo Shulchan Aruch non deve essere usato come capro espiatorio, non serve riformare la Halachà.. Ciò di cui abbiamo bisogno è una revisione dell’anima, un nuovo cuore più che un nuovo Shulchan Aruch, un ritorno (Tshuvah) alla spiritualità autentica.

Paolo Sciunnach, insegnante

(4 giugno 2018)