Piantare paletti
Non sono di quelli che sperano che le cose vadano male per il gusto di dire “l’avevo detto!”, quindi non azzardo giudizi sul neonato governo, anche perché non sarebbe questa la sede opportuna. Certo è che per noi ebrei si apre una fase nuova che, come tutte le novità, può essere ricca di insidie ma anche di opportunità. Se prendiamo in considerazione i temi che ci riguardano più direttamente notiamo che i due partiti di maggioranza offrono entrambi motivi di preoccupazione che per certi versi sono complementari: da una parte la Lega favorevole a Israele ma assai inquietante per le sue amicizie europee e per la difficoltà a riconoscere il pluralismo religioso come un valore, dall’altra i Cinquestelle forse più sensibili sul piano del riconoscimento delle minoranze religiose (almeno per quello che posso giudicare finora soprattutto dall’esperienza romana e torinese) ma decisamente più ostili verso Israele. Dunque in teoria dovremmo avere sempre una parte del governo su cui contare per frenare l’altra. Ammesso e non concesso che sia giusto limitarci a ciò che ci riguarda direttamente.
Personalmente non credo che sia giusto, e non credo neanche che sia poi tanto facile stabilire cosa ci riguarda direttamente. Come possiamo non essere preoccupati di fronte al razzismo, all’ostilità verso gli immigrati, all’invocata negazione di diritti civili? Come possiamo noi, figli di rifugiati, non guardare con preoccupazione al modo in cui talvolta si parla dei rifugiati? Peraltro anche ciò che ci riguarda più direttamente ha a sua volta un valore universale. L’antisemitismo e l’ostilità verso Israele (in particolare se accompagnata da simpatie per regimi non democratici), sono la prova di un’incapacità di leggere la realtà che potrebbe manifestarsi anche in altri ambiti e dunque riguarda tutti. E poi ci sono le scuole pubbliche, frequentate da ragazzi di tutte le religioni: spero di sbagliarmi ma temo fortemente un nuovo assalto di crocifissi nelle classi e una ripresa dei tentativi di avvantaggiare chi frequenta le lezioni di religione cattolica e penalizzare chi non le frequenta. E temo anche un generale indebolimento degli anticorpi contro l’antisemitismo: per esempio alcune dichiarazioni che si sono lette nell’ultima settimana a proposito di Soros riprendevano in modo inquietante i più abusati stereotipi antisemiti.
A fronte di tutto questo bisogna dire che fortunatamente abbiamo la possibilità di farci ascoltare purché sappiamo parlare nel modo giusto. Qualche giorno fa la senatrice Liliana Segre è riuscita in modo straordinario a richiamare l’attenzione dell’assai distratta opinione pubblica su alcune inquietanti parole del contratto di governo che prefiguravano leggi speciali su Rom e Sinti. Dopo il suo discorso, che ha avuto giustamente grande risonanza mediatica, l’opinione pubblica si è fatta più attenta: è stato piantato un paletto. Il nostro compito, come Comunità ebraiche e Unione, dovrebbe essere appunto quello di piantare paletti. Paletti a tutela dei diritti civili, paletti a tutela della laicità della scuola pubblica, paletti contro il razzismo e paletti contro l’antisemitismo, in qualunque forma e contro chiunque si manifesti.
Come reagiranno le Comunità e l’Unione di fronte a queste sfide? Saremo in grado di piantare i paletti giusti al momento giusto? Sapremo resistere alla tentazione di scegliere tra un paletto e l’altro, di rinunciare a piantarne uno con l’illusione di poter piantare meglio gli altri? Sapremo evitare di litigare tra di noi su quali paletti scegliere con il rischio di tirarceli addosso reciprocamente mentre gareggiamo per piantarli?
Anna Segre