La Scala ricorda Kleiber e Veneziani
Nel 1938 il grande direttore d’orchestra Erich Kleiber scrisse una lettera al Teatro alla Scala di Milano, in cui annunciava la sua decisione di rinunciare alla direzione del Fidelio di Ludwig van Beethoven. “Apprendo in questo momento che il Teatro della Scala ha chiuso le sue porte ai vostri compatrioti israeliti. La musica è fatta per tutti, come il sole e l’aria. Là dove si nega a degli esseri umani questa fonte di consolazione così necessaria in questi tempi duri e questo soltanto perché essi appartengono a un’altra stirpe o a un’altra religione io non posso collaborare né come cristiano né come artista”. Saputo della decisione del teatro milanese di seguire le direttive delle Leggi razziste e quindi di ritirare agli abbonati ebrei la loro tessera e di allontanare gli artisti ebrei – tra cui il Maestro Vittore Veneziani -, Kleiber decise di di dare un segnale forte di indignazione forte, chiudendo lui le porte alla Scala. Oggi quelle porte si riaprono simbolicamente con la decisione del Teatro di dedicare – nell’ottantesimo anniversario delle Leggi razziste – la prima di Fidelio, in programma il 19 giugno prossimo e diretta dal Maestro Myung-Whun Chung, ai maestri Erich Kleiber e Vittore Veneziani. L’inno beethoveniano all’amore e alla libertà torna dunque alla Scala nell’allestimento firmato da Deborah Warner per la regia e Chloé Obolensky per scene e costumi che nel 2014 segnò l’ultimo 7 dicembre di Daniel Barenboim come Direttore musicale. Lo spettacolo e la decisione di dedicarlo a Kleiber e Veneziani è stato raccontato in anteprima a Milano in una conferenza stampa a cui hanno partecipato – oltre a Chung, Warner e alla direzione del Teatro – la senatrice a vita Liliana Segre, la storica Liliana Picciotto del Centro di Documentazione Ebraica di Milano e il presidente dell’Anpi Provinciale Roberto Cenati.
“Mi fa molto effetto vedere abbinato il Fidelio a Veneziani e all’eroico Kleiber. E vorrei dire che so cosa significa trovare una porta chiusa – ha affermato la senatrice Segre, ricordando le Leggi razziste del 1938 – trovare la porta chiusa della scala, della scuole, degli stati, sono cose importanti, sono cose indimenticabili, e quando il nostro caro presidente Mattarella mi ha nominato senatrice a vita e mi ha chiesto ‘signora cosa pensa in questo momento?’, ho risposto che sono molto vecchia, ho 87 anni, ma sono sempre quella bambina che ha trovato la porta chiusa della sua scuola per la sola colpa essere nata”. Segre ha chiudi ricordato tutti quegli italiani, che con la loro indifferenza chiusero la porta al Maestro Veneziani e di come il gesto di Kleiber faccia molta differenza nella storia. “Il tema delle porte chiuse e aperte è un discorso molto importante per me, soprattutto quando le trovi chiuse per il solo fatto di essere nato, non perché hai fatto qualche cosa”. “Sono sempre stata l’altra, e oggi sono fiera di esserlo, ma ci sono stati altri periodi in cui essere altro voleva dire essere carcerato e deportato, vedere la propria famiglia, altra anche lei, sterminata”. Kleiber scelse, quando tutti gli altri facevano il contrario, di mettersi dalla parte dell’altro, ha sottolineato la senatrice. “È questo è un gesto eroico”.
Di Veneziani ha parlato invece Liliana Picciotto: “La legislazione antiebraica provocò nella famiglia della Scala un altro terribile dramma: lo stimato compositore e amatissimo direttore del coro stabile, Vittore Veneziani, chiamato da Toscanini fin dal 1921, fu allontanato. Nel suo quadernetto in cui annotava giorno per giorno gli appuntamenti della sua frenetica vita in favore dell’arte, della musica, dell’elevazione dello spirito scrisse: “Licenziato dall’incarico perché di razza ebraica”. Tornò a casa la sera e la trovò piena di fiori, segni di solidarietà e di rimpianto. ‘Ho assistito al mio funerale’, disse Veneziani quella volta”. Veneziani fuggirà poi in Svizzera e tornerà a suonare alla Scala su invito del Maestro Toscanini. “L’iniziativa di dedicare la prima del Fidelio a Veneziani e ad Kleiber riveste un grande significato nell’anno in cui ricorre l’ottantesimo anniversario delle famigerate leggi razziste del 1938. Esempi e lezioni di vita di cui i nostri tempi hanno più che mai bisogno. – ha commentato il presidente dell’Anpi Roberto Cenati -Tempi caratterizzati da una sorta di acquiescenza e di anestetizzazione delle coscienze. Abbiamo uno strumento importante per risvegliare le coscienze e sconfiggere apatia e indifferenza: la cultura, la cui importanza è solennemente sancita nell’articolo 9 della nostra Carta Costituzionale, legata alla memoria storica, antidoto indispensabile per contrastare il virus del razzismo, della xenofobia, dell’antisemitismo che sta investendo l’Europa e il nostro Paese.
Daniel Reichel