“Israele e Diaspora, per il futuro
serve ebraismo plurale e unito”

ajc david harris“Serve un ebraismo mondiale plurale e unito per far fronte al rischio di una separazione tra Israele e Comunità della Diaspora”. A lanciare l’allarme il direttore esecutivo dell’American Jewish Committee David Harris, a capo di una delegazione protagonista negli scorsi giorni di vari incontri in Italia. A pochi giorni dal Global Forum dell’organizzazione, svoltosi a Gerusalemme e segnato dalla presenza di oltre 2400 partecipanti, tra cui oltre un centinaio di giovani (“un record per qualsiasi realtà ebraica”, sostengono dall’AJC), l’occasione per rinsaldare vecchi rapporti e avviarne di nuovi nel quadro di una politica nazionale che ha profondamente mutato i suoi assetti. Tra le personalità incontrate il nuovo ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, il nuovo ministro agli Affari Europei Paolo Savona, l’ambasciatore americano Lewis Eisenberg, l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs, gli ex ministri Angelino Alfano e Rocco Buttiglione, l’ex ambasciatore italiano in Israele Francesco Talò. Incontri dedicati a temi specifici, dal dialogo con l’Islam agli scenari internazionali, hanno inoltre visto gli interventi, tra gli altri, dell’imam Yahya Pallavicini della Coreis, del direttore del Centro di Cultura Islamica della Grande Moschea Abdellah Redouane, della presidente dell’Associazione Donne Marocchine Souad Sbai, del direttore dell’Istituto Tevere Cenap Mustafa Ayden, degli ex presidenti dell’Associazione della Stampa Estera Tobias Piller, Maarten Van Alderen e Philip Willian e del giornalista Marco Ventura. Una riflessione sul futuro della presidenza Trump, anche in relazione allo scenario mediorientale, è stata poi offerta dallo stesso Harris nel quadro di una conferenza tenutasi alla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale con un saluto del suo presidente, l’ex ministro Franco Frattini. La missione, nel corso della quale si è anche fatto il punto su alcune criticità aperte con il rabbinato israeliano, si è conclusa con una cena di Shabbat con invitati UCEI, Cer, Bet Hillel e Adei. Ad intervenire, oltre a Harris, anche la presidente dell’Unione Noemi Di Segni e la co-presidente e co-fondatrice di Beth Hillel Franca Coen che hanno acceso le candele assieme a tutte le donne presenti. Di Segni ha delineato il quadro dell’ebraismo italiano, caratterizzato dalla millenaria presenza e unicità delle tradizioni e le sfide interne ed esterne affrontate. In particolare ha sottolineato l’esigenza di chiarire modalità di raccordo e convivenza con altre comunità e gruppi esterni all’Intesa e la faticosa lotta ai fenomeni di antisemitismo e radicalizzazione che presentano una preoccupante crescita esponenziale.