Bartali, l’omaggio su legno
dell’artigiano della Memoria
È un grande artista, ma soprattutto ha un grande cuore. E grazie al suo sapiente lavoro, svolto come una missione, prendono forma e colore i miti dello sport.
Di Bartali si è innamorato nella sua duplice veste di sportivo ed eroe. E così al campione Giusto, nel cui nome il Giro d’Italia è partito quest’anno da Gerusalemme, ha deciso di dedicare una delle sue ultime opere.
Carlo “Cut” Cazzaniga – che di sé dice: “Reinterpreto gli archetipi moderni dell’iperconsumismo e le icone della comunicazione di massa per poi fissarle sul materiale più primitivo e vivo della storia del mondo: il legno” – il Gino l’ha raffigurato così, con il tricolore dipinto sulla maglia. Messaggero di speranza e coraggio, valori che portava dentro al cuore sospinto anche da una profonda fede religiosa. Da qualche giorno il suo omaggio a Bartali, che si inserisce in un progetto più ampio di soggetti dedicati al ciclismo dal titolo “Grimpeur”, ha trovato ospitalità nel nuovo Museo della Memoria di Assisi, nell’area dedicata a Ginettaccio e ai suoi slanci di solidarietà nei confronti degli ebrei perseguitati.
Racconta Cazzaniga, classe 1964: “Non conosco il mondo ebraico. Nè i riti, nè le usanze. Tuttavia mi sono bastate alcune circostanze per averne un buon ricordo. Circostanze nelle quali mi sono trovato coinvolto senza cercarlo, ma nelle quali, in modo trasversale ho avuto un contatto. Due carissime persone che ho servito per lavoro. Tre persone la cui confidenza ha fatto sì che mi mostrassero il numero al braccio senza che glielo chiedessi. I racconti di mia madre di quando, come crocerossina, riceveva in colonia alcuni bambini che arrivavano dai campi…”.
Ma il ricordo che conserva con più cura, prosegue l’artista, è quello dei signori Pinter. “Erano amici di famiglia e lo sono stati finchè non si trasferirono all’estero. Tra loro c’era confidenza. Non so per quale legame. La loro casa era molto diversa dalla nostra: silenziosa, ricercata, colta. Una volta capitò che il signor Pinter lesse un certo imbarazzo in quel bambino che ero all’epoca. A pranzo, dopo un momento di raccoglimento, mi mise in testa una cupolina ricamata con lo scopo di farmi sentire a mio agio. Loro ne portavano una. Mi sentii insignito di una certa importanza. Quasi come ad una investitura”.
Parla con il cuore in mano, Cazzaniga. Ambasciatore e artigiano di Memoria.
(19 giugno 2018))