Torino, fuori dall’Università
chi distorce la Storia
Il rettore dell’Università di Torino Gianmaria Ajani ha revocato l’utilizzo di uno spazio in cui un gruppo di studenti dell’ateneo avrebbe dovuto tenere una iniziativa denominata “Ebrei italiani, fascismo e sionismo” intrisa di odio e pregiudizio nei confronti della comunità ebraica e dello Stato di Israele.
L’iniziativa è stata intrapresa in seguito a un messaggio della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che così si rivolgeva al rettore: “Abbiamo seguito con attenzione tutte le manifestazioni promosse nel e dal Vostro Ateneo a vario livello e con immenso rammarico prendiamo atto di una preoccupante e crescente frequenza ad ospitare incontri che hanno come unico comune denominatore la strumentalizzazione, l’odio, la denigrazione e la distorsione”.
Si legge oggi sulla newsletter dell’ateneo torinese: “Dopo aver precisato che i depositari degli spazi sono i Direttori di Dipartimento, il rettore ha assicurato di aver comunque disposto, in considerazione della gravità della situazione, la chiusura del luogo del Campus Luigi Einaudi dove era previsto nel pomeriggio di mercoledì 20 giugno lo svolgimento della vergognosa riunione su ‘Ebrei italiani, fascismo e sionismo’”.
Il messaggio della Presidente UCEI è stato inviato per conoscenza a Marco Bussetti, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Gaetano Manfredi, Presidente CRUI; Renato Saccone, Prefetto della Provincia di Torino; Franco Messina, Questore di Torino, Sergio Scamuzzi, Vice Rettore dell’Università di Torino; Franca Roncarolo, Direttore Dipartimento Culture Politiche e Società; Dario Disegni, Presidente Comunità ebraica di Torino; Carlotta Jarach, Presidente UGEI.
Illustre Professor Ajani,
sono passati alcuni mesi dal nostro incontro presso l’Università, assiema al Presidente della Comunità ebraica di Torino, la Presidente dell’Unione giovani ebrei italiani e al prof. David Meghnagi, assessore alla Cultura in UCEI.
Abbiamo seguito con attenzione tutte le manifestazioni promosse nel e dal Vostro Ateneo a vario livello e con immenso rammarico prendiamo atto di una preoccupante e crescente frequenza ad ospitare incontri che hanno come unico comune denominatore la strumentalizzazione, l’odio, la denigrazione e la distorsione.
Il dizionario italiano, gli inglesismi della nostra società digitale e le espressioni da leggere nei nostri occhi, forse potrebbero offrire altri temi per rappresentare il nostro senso di profonda disperazione dinanzi all’inerzia e al silenzio. Le leggi e i codici poco rimedio offrono in questo momento.
Ci eravamo proposti di ragionare insieme su una serie di criteri per accreditare gli eventi e che potevano riguardare: la concessione delle aule e degli altri spazi universitari, la concessione del patrocinio, la promozione dell’evento da parte del Dipartimento, la partecipazione del corpo docente e del rango rappresentativo e dirigente, l’accreditamento di gruppi universitari.
Abbiamo menzionato l’importanza per un Ateneo nello svolgere una funzione educativa che non si fermi a quella didattica formale ma che includa altre forme di trasmissione e condivisione di esperienze culturali, di sapere e di conoscenze. Avevamo altresì condiviso di promuovere insieme, o in collaborazione con l’UCEI, un convegno-evento sui 70 anni dello Stato di Israele e di ragionare assieme su come impostarne il programma, proprio per offrire una serie di approfondimenti, riflessioni e analisi che consentissero ai giovani studenti di acquisire strumenti e conoscenza attenta e condivisa con varie voci. Ma alla sottoscritta non era stato rappresentato che l’Università di Torino avesse di fatto scelto di divenire polo di radicalizzazione e fomentazione di odio antiebraico in tutte le sue forme.
Magnifico Rettore, con il Vostro permissivismo verso alcune associazioni e ancor più con il Vostro assordante silenzio, avete favorito l’affermarsi di queste realtà che trovano nel Vostro ateneo legittimazione e sostegno. Avete consentito che una sede così importante e prestigiosa per la storia dell’Italia tutta, per l’emancipazione del nostro popolo e per l’innovazione divenisse un luogo impregnato da oscurantismo medievale. Cosa insegniamo ai nostri ragazzi? Come assolviamo al nostro dovere di illuminare le menti? Come spieghiamo che la libertà di espressione non equivale alla libertà di esprimere ogni distorsione di storia e verità? Come affronteremo la radicalizzazione e gli estremismi che attraversano il Paese e l’Europa tutta se questa è la delegittimazione delle istituzioni che rappresentano l’ebraismo italiano avallata e ben accolta dal Vostro ateneo? E se così non fosse come mai prosegue la diffusione di locandine di ogni genere, affisse materialmente e nella rete ovunque, da soggetti ben consapevoli cui non importa quanti saranno presenti all’evento ma la rapida e dilagante delegittimazione, mentre da parte Vostra non si legge alcun No, alcun Basta, alcun invito a chi invece desidera il confronto sincero e degno di svolgersi in una sede accademica?
Allego solo l’ultimo dei materiali in circolazione e spero di poter leggere nelle prossime ore un Suo accorato appello affinché tutto questo cessi, così come lo auspico da tutte le Autorità che mi leggono per conoscenza e alle quali faccio un ulteriore e disperato appello alla salvaguardia della legalità più vera, alla tutela del nostro domani, alla pronuncia di ogni No che possa in questo momento interrompere il dilagare di odio e razzismo.
Stiamo altresì vagliando ogni possibile profilo relativo ad offese di rilievo penale e sanzionatorio, ma qui preoccupa rappresentare l’impatto di una costante e persistente azione diseducativa che, trovando accoglienza proprio tra le mura delle istituzioni universitarie, rischia ogni giorno di far crollare gli argini.
In attesa di un Suo sollecito riscontro invio il più rispettoso saluto.
Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(20 giugno 2018)