Tsad Kadima, una festa
nel segno dell’empatia
Il musical A Chorus Line è stato protagonista della tradizionale serata di gala della onlus Tsad Kadima, associazione israeliana che si occupa di aiutare ed organizzare il percorso formativo di ragazzi e bambini che soffrono di lesione cerebrale a prescindere dalla religione, dal credo o dall’appartenenza etnica. Una serata nel corso della quale sono stati sottolineati gli sviluppi delle attività educative e riabilitative che la onlus svolge da più di 28 anni in Israele. Come negli anni precendenti, anche quest’anno non è mancato il sostegno degli amici italiani di Tsad Kadima che hanno offerto generosamente dei biglietti per giovani studenti e soldati, partecipando da lontano. Alessandro Viterbo, uno dei fondatori dellla onlus, è stato nominato Honorary Conductor in virtù della sua conduzione di progetti sull’educazione conduttiva. Nel suo discorso ha ringraziato i donatori ricordando il loro generoso contributo.
Se Tsad Kadima vuol dire ‘un passo avanti’, questa è anche la richiesta fatta ai protagonisti del pluripremiato musical A Chorus Line. Il musical si apre infatti con una fila di ballerini diversi a cui viene chiesto di fare un passo avanti dalla ‘linea del coro‘, una linea bianca sul palcoscenico che divide la zona del corpo di ballo dal proscenio riservato alle star. Ai ballerini viene richiesto di presentarsi ed efettuare un provino di fronte agli occhi severi del coreografo Zach. Dopo alcune selezioni ne rimangono 17, ma Zach cerca solo quattro ballerini e quattro ballerine. Mentre continua l’audizione, i ballerini cantano dei loro timori e la speranza di ricevere il lavoro.
A Chorus Line parla di giovani con il sogno di sfuggire alle loro vite a volte ordinarie, a volte dolorose, scambiandole per il mondo unico del palcoscenico di Broadway. A differenza dei tradizionali film di backstage, con il loro focus sulle star e sui sostituti, A Chorus Line si concentra sulle ‘api operaie‘ del business. I protagonisti non cercono la celebrità, ma cercano di far parte dello sfondo. In un certo senso, cercano la sicurezza di un lavoro e una casa, anche se solo temporaneamente. A Chorus Line è un ritratto brutalmente onesto di ballerini anonimi e interscambiabili. A partire dalla prima scena in cui dichiarano singolarmente e collettivamente la loro disperazione per il lavoro, la loro insicurezza e fragilità si dimostra. Il pubblico osserva mentre il coreografo, Zach, li sposta sul palco come pezzi di scenografia, chiamandoli per numero piuttosto che per nome. Il pubblico è coinvolto anche nell’ascoltare le loro storie, alcune amare, alcune commoventi, con la consapevolezza che questo gruppo di speranze sarà ridotto a otto fortunati ballerini entro la fine della serata. Nessuna verità è troppo personale o troppo brutta per essere esposta sul palco. Il pubblico impara le tristi realtà di questo stile di vita: l’importanza dell’aspetto fisico, lo stigma dell’omosessualità, la minaccia della disoccupazione, la mancanza di sicurezza, la paura del fallimento e l’infinita necessità di mettersi in mostra. Queste realtà formano il duro mondo del teatro spogliato del suo fascino e sfarzo. Il fascino e lo sfarzo sono mostrati con orgoglio nel finale dello spettacolo in cui i ballerini, a differenza dalle altre scene dello spettacolo, sono vestiti tutti con lo stesso costume ed Il pubblico avverte la tristezza sotto la superficie. La maggior parte di quelli che vengono ad un provino non ce la fanno, e quelli ce la fanno rimangono sempre delle pedine senza nome e senza volto, magnifici ma identici.
A Chorus Line mette in risalto coloro che non sono mai in mostra: i giocatori di sottofondo, gli extra ed i giovani e che si mettono in gioco per il sogno di esibirsi a Broadway. In tal modo, il gioco dà loro il dovuto e offre al pubblico un ritratto vibrante della dura realtà. Personalmente ho trovato il messaggio rilevante non solo nel mondo dello spettacolo. In una realtà in cui la gente viene chiamata per numero e non per nome, in cui spesso le linee dividono i territori e le speranze della gente, dobbiamo ricordare che dietro ad ogni persona c’è un mondo intero. Le linee che mettiamo possono essere efficaci per il mondo dello spettacolo ma pericolose per il mondo reale e per i valori su cui vogliamo che si basi la nostra società.
Michael Sierra
(21 giugno 2018)