Verona – “Sicurezza, una sfida comune”
Da alcuni mesi è attivo presso la Prefettura di Verona, con il sapiente coordinamento del viceprefetto vicario Angelo Sidoti, un Tavolo interreligioso al quale partecipano il Consiglio delle Chiese Cristiane di Verona, il Coreis ed il Consiglio Islamico di Verona, la Comunità ebraica e, per il mondo della scuola, l’Istituto Comprensivo della città.
La Prefettura ha creato uno spazio sul proprio sito istituzionale per pubblicizzare le attività che le diverse organizzazioni religiose aprono a tutta la cittadinanza, per meglio farsi conoscere e dialogare.
Ieri mattina presso l’Università di Verona, dipartimento di Scienze giuridiche, si è svolto l’importante convegno “Convivenza e Sicurezza, il contributo delle Religioni”, nato proprio dalla collaborazione tra Prefettura e Tavolo interreligioso.
Nell’aula universitaria sono convenute le massime autorità religiose, civili e militari cittadine oltre a docenti e studenti e un pubblico numeroso ed interessato. Per la Comunità ebraica insieme a rav Yosef Labi erano presenti il presidente Celu Laufer e la consigliera Giorgia Gaida. Tra il pubblico anche l’Imam Yahya Zanolo del Coreis e Don Luca Merlo responsabile dell’Ufficio per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso della Diocesi sempre vicini e presenti agli eventi della nostra Comunità.
Nell’ordine hanno portato il loro saluto il Rettore dell’Università di Verona, Nicola Sartor, la Pastora valdese Laura Testa, il presidente del Consiglio islamico Imam Mohsen Khochtali, il rabbino Laby, l’assessore del Comune Francesca Toffali, il vescovo Giuseppe Zenti.
Ha poi preso la parola il prefetto Salvatore Mulas che, anche ricordando come ottanta anni fa odio e intolleranza abbiano consentito la promulgazione delle leggi razziste e ancora, solo venti anni fa, nei Balcani ci siano state ignobili pulizie etniche, ha fortemente insistito sulla necessità che per contrastare radicalizzazioni e fanatismi le religioni “dialoghino tra di loro, si conoscano e si riconoscano nei loro diritti di procedere” ed ha invitato tutti ad operare sempre camminando e dialogando.
Ad aprire gli interventi ufficiali, coordinati dal professor Giuseppe Comotti, associato di diritto canonico e di diritto ecclesiastico, è stato il magistrato, già questore della Camera dei deputati, Stefano Dambruoso, noto per le sue indagini su associazioni mafiose e reati contro la Pubblica Amministrazione che, occupandosi in prima persona di terrorismo internazionale, ha perfezionato nuovi strumenti investigativi finalizzati a prevenire ed a combattere il crimine organizzato e il terrorismo islamico.
Nel suo intervento ha parlato della normativa della quale da tempo si è dotato il nostro Paese, ancorché per fortuna non sia tra le nazioni più pesantemente colpite dal terrorismo islamico.
In Italia, ha spiegato sono state introdotte severe norme preventive per la sicurezza e di contrasto alla radicalizzazione e la normativa, che è tra le più complete oggi esistenti, ha già permesso l’espulsione di numerose persone ritenute pericolose e colpisce reati che potenzialmente possono favorire la radicalizzazione.
Per tutto questo lo Stato è quindi già dotato dei necessari strumenti repressivi ed ora occorre lavorare per contrastare il terrorismo con la prevenzione agendo in particolare nelle scuole, nelle carceri e nel controllo del web.
Dambruoso sottolineato l’importanza del dialogo tra le religioni per favorire ogni processo di integrazione.
L’intervento di Davide Assael, presidente dell’Associazione Lech Lechà di Milano, è stato particolarmente seguito ed applaudito. La sua relazione, che verteva sul contributo dell’esperienza ebraica per una nuova laicità europea, ha in particolar modo insistito sull’importanza delle strategie di convivenza. Una convivenza che si deve necessariamente realizzare con la formalizzazione dei rapporti tra le religioni e lo Stato e in tal senso l’intesa tra UCEI e Stato italiano è un ottimo esempio di cosa si può e si deve fare anche con la realtà islamica italiana.
Assael ha anche insistito sulla responsabilità sociale che le religioni devono avere ed ha portato l’esempio del tentativo di introdurre in alcuni paesi europei norme per vietare la circoncisione e la macellazione rituale. Si tratta di “regole” che una certa parte politica vorrebbe attivare solo per attaccare la comunità islamica ma che ovviamente vanno anche a colpire direttamente la normativa ebraica. Una legislazione antislamica oggi porta voti così come un secolo fa portava voti dichiarare l‘antisemitismo come parte del proprio programma politico, ed allora è importante, non solo per preservare il proprio territorio valoriale, contrastare ogni simile operazione di intolleranza religiosa.
Non possiamo dimenticare che viviamo all’interno di un contesto politico ed occorre saperne leggere e valutare per tempo le dinamiche politiche proprio per evitare che eventuali focolai di violenza possano rompere quelle libertà e quegli equilibri, a volte ancora precari, già raggiunti.
L’imam ‘Isa Abd al Haqq Benassi del Consigio delle guide religiose, Coreis Italia, parlando di Islam italiano in dialogo per prevenire ignoranza e odio e promuovere conoscenza e coesione, ha insistito sulla necessità di una maggiore e diffusa educazione interculturale ed interreligiosa.
La mattinata si è conclusa con una serie di domande da parte del pubblico e l’invito da parte del moderatore a far si che questa giornata possa svilupparsi anche con una collaborazione con l’Università, luogo laico per eccellenza e pertanto luogo adatto a divulgare un messaggio di educazione interculturale in un’ottica di pluralismo ed apertura.
Bruno Carmi
(21 giugno 2018)