…traditori
Ieri il quotidiano La Stampa ha pubblicato un testo inedito di Amos Oz sui “traditori” nella storia e nella letteratura ebraica. Non è la prima volta che il grande scrittore israeliano affronta questo tema, sul quale aveva già scritto un bel libro intitolato “Giuda” (Feltrinelli, 2014). In effetti credo che la categoria più vicina a quella evocata da Oz sia quella degli intellettuali, che però lui non cita. L’intellettuale è una figura della modernità, forse incarnata nel modo migliore da Emile Zola che venne appunto definito “intellectuel” nella sua qualità di uomo di cultura e letterato che si metteva in gioco contro il potere nel nome della verità (in quel caso l’innocenza di un capitano ebreo alsaziano, accusato ingiustamente proprio di tradimento). E’ una bella categoria quella degli intellettuali, almeno al suo stato puro ed essenziale che nella famosa caverna platonica sarebbe stato forse definito “intellettualità”, se non fosse che a quei tempi non erano stati ancora inventati. Ma è possibile che gli intellettuali puri non esistano e siano un’utopia. Nei fatti, dopo l’esordio di Zola, quasi subito il suo collega Julien Benda si accorgeva che qualcosa non funzionava e pubblicava una dolorosa reprimenda intitolata “Il tradimento dei chierici” (Einaudi, 2012), in cui denunciava fra l’altro la tendenza di questi ex traditori a scendere a patti con il potere e farci affari. E poi erano comparsi gli intellettuali “organici”, che venivano teorizzati da Antonio Gramsci come il supporto colto alla rivoluzione del proletariato, ma che si erano poi rivelati per la gran parte gli aspiranti cattedratici di un sistema di potere della cultura e dell’editoria. Di una cosa sono certo: l’intellettuale non deve essere necessariamente anziano, e ci sono figure intellettuali mature che pensano di essere tali più per diritto di età (che conferirebbe autorevolezza) che per concretezza di pensiero.
Tuttavia continuo a pensare – come Amos Oz – che l’intellettuale/traditore sia una categoria possibile, praticabile, scandalosa e da ascoltare. Una figura che, forte del suo sapere e della sua capacità di analisi e introspezione, sa esprimere giudizi non generalizzati, sa pungolare il potere dicendo dove sbaglia, sa mettersi contro il mainstream dicendo alla maggioranza: “anche se siete maggioranza state sbagliando direzione, state facendo del male, state interpretando in maniera non corretta la democrazia.” La sfida di fronte alla quale ci troviamo è quella di saper riconoscere ed ascoltare le parole dell’intellettuale/traditore, di difenderlo dalla maggioranza che gli dà addosso, e di mantenere aperto un canale di comunicazione fra le sue parole e chi dovrebbe ascoltarle e valutarle in coscienza e senza pregiudizio. Il dialogo quindi, e non le reprimende né le accuse di tradimento. Perché il cosiddetto traditore viene accusato di essere tale da coloro che non riescono a capire che proprio nel nome di un grande amore nei loro confronti e nei confronti del loro futuro l’intellettuale/traditore si esprime.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC