Dall’Italia a Israele, Anastazja la nuova curatrice del Nahon
“Abbiamo scoperto il nome di Anastazja grazie ad un articolo uscito su Haaretz. E si è rilevato il profilo giusto per l’incarico di curatore del Museo di Arte Ebraica Italiana U. Nahon”. Intervistata in qualità di esperta di oreficeria dal quotidiano israeliano, Anastazja Buttitta non immaginava che questo le avrebbe aperto la strada a un nuovo incarico. E invece, come ha spiegato a Pagine Ebraiche il presidente del Museo Nahon di Gerusalemme Jack Arbib, quel pezzo – in cui si parlava di una polemica legato a un gioiello e alla casa reale britannica – ha generato l’interesse del consiglio del Museo, da tempo in cerca di una figura che potesse sostituire Andreina Contessa, partita da Israele per dirigere il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare a Trieste. “Avevamo bisogno di qualcuno esperto di storia dell’arte italiana, che potesse valorizzare il grande patrimonio del nostro museo. Anastazja aveva delle ottime referenze, essendosi laureata a Firenze con la professoressa Dora Liscia Bemporad, e così dopo un’approfondita ricerca, abbiamo scelto lei”, spiega Arbib. “Può suonare artificiale ma non è così: per me è davvero un sogno che si realizza – racconta Anastazja, classe 1981, nata a Varsavia e figlia del giornalista e scrittore siciliano Pietro Buttitta – Quando sono arrivata alla Ben Gurion University per fare il mio dottorato (su gioielli dell’epoca rinascimentale di Venezia) con la professoressa Nirit Ben-Aryeh Debby ho pensato che sarebbe stato bello lavorare al Nahon, un museo che ho imparato a conoscere grazie agli studi con la professoressa Bemporad”. E proprio la Bemporad, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi di Firenze, afferma di essere “molto contenta per la nomina di Anastazja. È importante che finalmente ci sia qualcuno esperto di Arti minori in un ruolo prestigioso come quella offerto dal Nahon. Anastazja poi è multilingue: parla perfettamente italiano, polacco, inglese e ora ebraico. Ha un quindi una visione molto ampia ed europea”. Laureata in Storia dell’Arte presso l’Università di Firenze, dove si è specializzata in Storia delle arti applicate e dell’oreficeria con la professoressa Bemporad, Buttitta aveva iniziato i suoi studi facendo un anno di giornalismo a Varsavia, dove si era trasferita con la madre dopo la scomparsa del padre nel 1994. Poi però la scelta di dedicarsi all’arte e studiare in Italia. In Sicilia, terra al centro dei versi del nonno poeta e partigiano Ignazio Buttitta, Anastazja ha lavorato alla Fondazione Orestiadi, catalogando le grandi collezioni di gioielli e legni dipinti di tutto il Mediterraneo. Poi un passaggio a Roma, “all’Istituto polacco dove mi sono occupata delle arti visive collaborando al Padiglione della Polonia durante la Biennale dove, a rappresentare il Paese, era stata chiamata l’artista israeliana Yael Bartana ”. E infine l’arrivo in Israele. “Mio padre aveva vissuto in Israele negli anni ’60 e io già da tempo pensavo di trasferirmi. Ho sempre avuto una passione per il paese e per la letteratura israeliana in particolare: in passato ho avuto la possibilità di intervistare Amos Oz e Etgar Keret per una rivista italiana. Poi è arrivata l’opportunità del dottorato e così sono andata alla Ben Gurion University”. Parlando del lavoro di curatrice, spiega: “Il mio incarico al Nahon è iniziato da qualche giorno e ovviamente ci sono moltissime cose da fare. È una sfida affascinante”. Nahon che proprio in questi mesi sta perfezionando il passaggio ad associazione autonoma dal Tempio della Hevrat Yehudè Italia be Israel, la comunità ebraica italiana in Israele, a cui è rimasta la proprietà dei pezzi custoditi dal museo. È un passaggio importante, spiegano sia Jack Arbib sia il presidente della Hevrat Yehudè Italia Sergio Della Pergola, a cui si è arrivati dopo diversi anni di intenso lavoro. “Il museo inoltre è tornato a far parte dell’Association of European Jewish Museums e il prossimo ottobre ospiteremo un loro workshop dedicato al restauro”, afferma Arbib, sottolineando come il Museo sia impegnato ad acquisire sempre più risonanza a livello internazionale. “Abbiamo il privilegio di custodire e l’obbligo di valorizzare un patrimonio che rappresenta tutto l’ebraismo italiano – sottolinea il presidente del Museo Nahon – E siamo fiduciosi che Anastazja possa aiutarci in questo”.
Daniel Reichel