interpretazioni…

Qualsiasi controversia che sia in nome del Cielo finisce per avere risultati durevoli, mentre, qualsiasi controversia che non sia in nome del Cielo, non è destinata ad avere risultati durevoli. Quale è l’esempio di una controversia avente scopi sacri? Quella di Hillel e di Shammay; mentre una controversia senza sacri scopi è quella di Qorach e della sua congrega. (Pirkei Avoth 5, 20)
La Machloket, discussione talmudica, è un modo di pensare il rifiuto della sintesi. Se una affermazione è vera anche l’altra può essere vera e viceversa. Anche una terza affermazione differente dalle altre può essere vera. Dobbiamo qui parlare di dialettica aperta, dal momento che nessuna sintesi può sopprimere necessariamente la contraddizione. E’ scritto nel Talmud: “Le parole degli uni e le parole degli altri sono parole del D-o vivente”. Questo significa che “Se vi sono parole degli uni e parole degli altri allora si tratta di parole del D-o vivente e dunque di parole viventi”. Il Talmud ci insegna che non c’è nulla di male nei paradossi. Non è dato all’uomo di risolvere le contraddizioni ma di assumerle vivendole e di trascenderle. Quelle e quelle sono parole del D-o vivente (Rav Ouaknin).
L’opinione di un Rabbi che è riconosciuto autorevole (un Poseq Alachah) e che commenta la Torah secondo le regole ermeneutiche della Torah Orale è parola del D-o vivente tanto quanto quella di un altro Rabbi riconosciuto autorevole. Nel Talmud l’opinione di Hillel è quasi sempre in contrasto con quella di Shammay. La Halachà, secondo la maggioranza dei maestri del Talmud, è stabilita secondo Hillel. Questo però non esclude che anche Shammay abbia ragione. Un Midrash dice che l’opinioni che non sono state stabilite dalla maggioranza dei maestri del talmud come Halachà, verranno seguite nel mondo a venire. Una maggioranza posteriore, però non può cambiare la Halachà già stabilita in precedenza secondo maggioranza, a meno che non si abbia un’autorità di saggezza e numero superiore alla precedente.
Ma quale è la differenza tra una disputa in nome del Cielo e una disputa non in nome del Cielo?
Se le discussioni dei Maestri nel Talmud come Hillel e Shammay sono “parole del D-o vivente” e se la dialettica talmudica è alla base della metodologia interpretativa della Halachà, dove sta l’errore di Qorach? Perché le differenti posizioni tra Hillel e Shammay sono valide e hanno risultati durevoli, mentre quelle tra Qorach e Moshe non lo sono?
L’errore di Qorach è stato quello di voler interpretare la Halachà sulla base del buon senso comune in relazione alle circostanze.
Vero è che l’interpretazione della Halachà deve partire anche dalle circostanze in cui viene applicata, ma sempre coerentemente rispetto alla metodologia interpretativa tradizionale.
Oggi, molti singoli individui reclamano il diritto di esercitare il loro buon senso comune nel determinare cosa debba essere la Halachà. Benché essi non studino la Torah e il Talmud, insistono sul loro diritto di decidere sulla base del buon senso comune questioni halachiche fondamentali.
La Torah ci racconta come Qorach avesse capeggiato una ribellione contro Moshe: Qorach sfidò pubblicamente la competenza halachica di Moshe mettendo in ridicolo la sua interpretazione, definendola contraria al buon senso comune. Rifacendosi al Midrash Tanchuma, Rashì menziona il seguente comportamento di Qorach: “Che cosa fece? Riunì duecentocinquanta persone facendo vestire loro dei tallitot completamente azzurri, allora essi chiesero a Moshe: “Questo indumento interamente blu necessita di tzitziot o ne è esentato?”. Moshe rispose che era tenuto ad avere gli tzitziot. Allora essi cominciarono a prenderlo in giro: È forse logico? Un indumento di qualsiasi altro colore ha l’obbligo degli tzitziot anche se ha un solo filo blu: sicuramente un indumento completamente blu è esentato dagli tzitziot”. Allo stesso modo, il Midrash ci racconta di un’altra provocazione: “Una casa piena di rotoli della Torah necessita comunque di mezuzot?” chiese Qorach, e Moshe rispose affermativamente. La replica di Qorach: “Se una piccola parte della Torah posta all’interno della mezuzah soddisfa i requisiti del precetto, a maggior ragione molti Sefarim saranno in grado di soddisfare tali requisiti. Tali decisioni halachiche sono speculazioni artefatte”. Sicché Qorach insistette nel dire che prescrivere una mezuzah in simili circostanze violava una logica elementare. Qorach applicava una conoscenza immediata alla Halachà sulla base di un’osservazione empirica. Basava la sua interpretazione della Halachà da un punto di vista esterno al sistema interpretativo (come dire che osservando una mela cadere dall’albero si pensi: la mela è pesante).
Moshe applicava una conoscenza mediata alla Halachà attraverso lo studio a priori delle categorie interpretative della stessa (come dire che osservando una mela cadere dall’albero si pensi: la forza di gravità fa cedere la mela). La Halachà ha un proprio sistema logico-interpretativo basato su un’ermeneutica precisa delle sue fonti, dalla quale non si può prescindere se si vuole comprendere il significato profondo di una specifica norma.
Quando la gente parla di una Halachà insensata non fa che riproporre l’approccio di Qorach. Mancando di una conoscenza della metodologia halachica, che può essere acquisita solamente attraverso vasti studi, la gente si limita ad applicare ragionamenti basati sul buon senso comune. Questo approccio non è tollerato in campo scientifico e non dovrebbe essere tenuto in seria considerazione nella Halachà.
Giudizi basati su una conoscenza immediata dei fenomeni o delle norme alachiche sono princìpi basati sul buon senso comune, privi di profondità e di significato. Il buon senso da solo, quando applicato alla Halachà, non fa che spargere confusione, come succede per tutte le discipline specializzate.
Una discussione in nome del Cielo è finalizzata alla ricerca dell’interpretazione della Torah sulla base delle categorie ermeneutiche della Torah Orale.
Una discussione non in nome del Cielo è meramente composta da punti di vista differenti basati sul buon senso comune.
Questa differenza spiega perché le differenti posizioni interpretative tra Hillel e Shammay continueranno a mantenersi tali e a dare i loro frutti, mentre quelle tra Qorach e Moshe hanno fatto il loro tempo.
(Rav Soloveitchik)

Paolo Sciunnach, rabbino