Mondiali a tutto campo
La battuta è circolata velocemente in rete, prima del goal risolutore di Rojo. A pochi minuti dal termine dell’incontro con la Nigeria, vero e proprio spareggio per il passaggio agli Ottavi di Russia 2018, la compagine sudamericana sembrava perduta, destinata all’eliminazione per mano di un calciatore africano dal cognome davvero evocativo: Moses. “Curioso che sia proprio Mosè a punire gli argentini per aver disdetto l’amichevole con Israele” si leggeva sui social network. Questo per riconfermare ancora una volta, mettendo un attimo da parte questa profana battuta, quanto il calcio nei suoi piccoli e grandi appuntamenti molto spesso trascenda il tema strettamente agonistico e sia invece la bussola per capire e analizzare il mondo che ci circonda. Questi Mondiali ancora in svolgimento, tanto belli quanto discussi per le implicazioni etiche che sollevano, in particolare per la non proprio limpida condotta dei padroni di casa sul versante politico e geopolitico, danno quindi lo spunto per molteplici riflessioni. Nello speciale dossier “Mondiali a tutto campo”, sul numero di luglio di Pagine Ebraiche, ultimo di una serie di approfondimenti che abbiamo dedicato allo sport e molto spesso proprio al pallone inteso non soltanto come 90 minuti di spettacolo, cerchiamo di esplorare questa dimensione con contributi diversi. Partiamo con le parole di una vecchia gloria del calcio italiano che ha fatto palpitare un paese intero, protagonista di una delle imprese più belle della storia di questo sport e oggi ambasciatore di valori ai più alti livelli. Marco Tardelli, con la schiettezza e la profondità che gli sono riconosciute, ci racconta cosa va e cosa invece cambierebbe del calcio di oggi. Uno sguardo coerente alle tante problematiche, non ultima la lotta al razzismo negli stadi, un tema purtroppo attuale anche per la nostra Serie A, che restano da risolvere. Quante straordinarie possibilità il pallone offra ce lo ricordano due storie, una che ha il suo baricentro a Milano e un’altra a Gerusalemme. Da una parte una squadra di migranti nuova di zecca che cerca rispetto ed empatia a suon di giocate. Dall’altra una compagine giovanile che, in Israele, ha fatto scuola magistralmente oscillando tra sport, identità e Dialogo. E poi, il fenomeno in crescita del calcio femminile visto attraverso una lente ebraica, le incalzanti pagine dedicate ai Mondiali dallo scrittore Eshkol Nevo, la passione per questa disciplina nelle poesie del gigante Umberto Saba. Il viaggio, per tornare a Moses, si conclude con il fattaccio che ha visto protagonista l’Argentina e con le ripercussioni che sta generando e, con uno sguardo in prospettiva, alla prossima discutibilissima edizione dei Mondiali. Nel 2022 infatti l’appuntamento è in Qatar. Non proprio un baluardo di democrazia e trasparenza.
(Nell’immagine grande una sessione di rigori davanti alla Porta di Giaffa, a Gerusalemme)
(2 luglio 2018)