L’intervento di Giuliano Amato
“Diritti, futuro in ombra”
“Non possiamo rinunciare, se continuiamo a sperare in un futuro migliore, a difendere la cultura italiana e a rifornire gli italiani interessati di idee, di studio e di conoscenza”. Nel 2009, politicamente un’epoca fa, il professor Amato rispondeva così a Pagine Ebraiche sulla propria idea di futuro e di impegno nella società. Già allora la situazione appariva a tratti contorta, ma il rischio di una deriva sembrava contenuto. Nove anni dopo lo scenario si è fatto, ha detto nel corso della lezione tenuta ieri sera davanti ai membri dell’Associazione Italiana Avvocati e Giuristi Ebrei a Roma, “assai inquietante”.
C’è una frase che aleggia, che non riesce a togliersi dalla testa. La pronunciò nel ’38 Gaetano Azzariti, presidente del Tribunale della Razza e futuro presidente della Corte costituzionale nell’Italia pacifica e democratica degli Anni Cinquanta e Sessanta. “Finalmente è stato messo in soffitta il dogma dell’uguaglianza”. Amato la scandisce lentamente, quasi sillaba per sillaba. “Un pensiero – osserva – che fu accolto da molti come una liberazione. La prova che il ‘male dentro di noi’, un qualcosa di cui non possiamo mai del tutto liberarci, con le Leggi antiebraiche aveva preso il sopravvento su ogni altra valutazione. Perché quando iniziative come queste si verificano non c’è soltanto un regime, con il suo carico di violenza e repressione. C’è anche un cambiamento che penetra nelle coscienze e altera il rapporto interno alle stesse. Questo accadde allora”.
Ma potrebbe riaccadere. Il rischio, sostiene infatti l’autorevole ospite, è concreto. “Cresce la xenofobia, cresce la diffidenza verso l’Altro. Cosa succederebbe se qualcuno oggi riaffermasse tale concetto? Quanti, in Italia, si sentirebbero liberati? Ho la sensazione, purtroppo, che questo momento non sia troppo lontano”.
Anche per questo, prosegue, è di vitale importanza prendere coscienza del pericolo e reagire in modo opportuno. “Trovo positivo che oggi siamo qui, a parlare di questi temi” dice rivolto alla platea. In una Italia e in un Europa, sottolinea Amato, “dove il sovranismo, che ha sempre una sua matrice razzista, rischia di danneggiare l’idea stessa di Europa e di compromettere la difesa del fondamento degli ordinamenti costituzionali nati nel solco degli orrori della Shoah: la dignità umana”.
Baricentro del suo intervento il silenzio dei giuristi italiani davanti alle Leggi del ’38, che Amato definisce “se non proprio un fulmine a ciel sereno, comunque un delitto a freddo”. Furono quelle Leggi, ricorda, la premessa ai successivi crimini del nazifascismo: la persecuzione, la deportazione, l’annientamento nei campi di sterminio.
Leggi quindi finalizzate alla “distruzione” e non “a soggiogare”. Una novità, nel campo delle discriminazioni, che avrebbe ispirato anni dopo, nel senso esattamente contrario, una nuova idea di Europa unita e solidale. “La domanda dobbiamo porcela, inevitabilmente. Non è – conclude Amato – che ci sta cominciando ad accadere qualcosa?”.
(5 luglio 2018)