…Lanzmann
Ho sempre pensato a Claude Lanzmann come a uno che scava nel senso comune.
Tuttavia, quel suo scavare, sarebbe stato impossibile o avrebbe trovato un pugno di ascoltatori, senza la solitudine e la caparbietà dello storico Raul Hilberg, uno che pensa La distruzione degli ebrei d’Europa nel 1948, riesce a pubblicarlo in totale solitudine, solo nel 1961 (in Italia arriverà nel 1995) e anche allora il suo professore, Franz Neumann, lo dovrà proteggere dall’indifferenza e di tutti. E allo stesso tempo ho la sensazione che Shoah non sia la fine di un processo, o il passaggio irreversibile tra prima e dopo, come molti hanno scritto in questi giorni. A più di 30 anni di distanza, uno come Jan Tomasz Gross è considerato un nemico da quei polacchi che non vogliono fare i conti con il loro passato. Lanzmann sta in mezzo. Ma il dossier è ancora aperto e il tempo attuale dice che non è la riflessione sul passato a darci gli elementi per costruire un’etica pubblica per il presente.
David Bidussa, storico sociale delle idee
(8 luglio 2018)