Oltremare – Lavori in corso

fubiniUna cosa cui si fa l’abitudine in Israele sono strade, autostrade, quartieri e a volte città intere in costruzione. Si smette presto di vederli perché fanno parte del paesaggio quotidiano, ma a pensarci a mente fredda è una specie di assurdo: il paese è piccolo e stretto, la maggior parte del territorio israeliano è desertico, e la costa è oramai quasi tutta pesantemente costruita e abitata. Eppure, non importa dove si è, basta fare un paio di chilometri in qualunque direzione per trovare lavori in corso. Un intero quartiere in costruzione a partire dai buchi nella sabbia ma con i lotti già visibili e la domanda sospesa se l’autostrada già troppo stretta che lo costeggia verrà perlomeno raddoppiata (spoiler: probabilmente sì, ma a posteriori); stazioni del treno che vengono inaugurate per rispondere al bisogno di trasporto pubblico di una popolazione che fino a pochi anni fa era considerevolmente meno numerosa; piste ciclabili fra due paesini in mezzo alla campagna, curatissime, con fila di alberelli ancora giovani e sottili e panchine, e regolari bambini (a volte con casco) che le percorrono; nuove passeggiate lungomare inventate dal nulla o meglio rubate alle dune e con annessa fila di attracchi per piccole barche dal lato mare e ristoranti, pub e cinema dal lato terra; e una città che viene placidamente raddoppiata dall’altro lato dell’autostrada che una volta era il suo naturale confine, con tanto di ponti costruiti lungo tutta la sua lunghezza sopra alla suddetta autostrada. Si fa presto a farci l’abitudine e poi a non saper più bene perché in Israele si vive proiettati costantemente nel futuro. Non è solo la tecnologia, la Start-Up Nation, è anche la pista ciclabile nuova da provare, la stazione del treno che ieri non c’era, e tutte le altre novità che a vederle ogni giorno ci sembrano ovvie e invece sono la definizione stessa di questo paese, che non sta fermo proprio mai.

Daniela Fubini, twitter @d_fubini

(9 luglio 2018)