Hamas riaccende lo scontro Centinaia di razzi su Israele
Ventiquattro ore di violenza e paura quelle trascorse nel Sud d’Israele a causa del lancio di centinaia di missili provenienti dalla Striscia di Gaza. I movimenti terroristici di Hamas e della Jihad islamica hanno infatti riacceso il conflitto, sparando ripetutamente razzi sulla popolazione israeliana e mettendo in pericolo la vita di migliaia di persone. Quattro persone sono rimaste ferite a causa dei razzi – il cui lancio è proseguito anche oltre il cessate il fuoco stabilito nella notte. A questo attacco Israele ha risposto duramente tanto che, spiega La Stampa, “i vertici dell’esercito israeliano hanno parlato della più vasta operazione militare contro la Striscia di Gaza dalla guerra del 2014”. Bersaglio dei caccia israeliani, un quartier generale militare di Hamas, nuovi tunnel del terrore, un deposito e un centro di produzione di armi, un campo di addestramento e postazioni di artiglieria del movimento terroristico palestinese. Dopo questa escalation di violenza voluta da Hamas, nel sud di Israele sembra essere tornata la calma: il comando del fronte interno dell’esercito ha annullato tutte le restrizioni imposte in precedenza alle comunità nei pressi di Gaza, in cui si chiedeva ai residenti di rimanere a poca distanza dai rifugi antimissile.
La lezione perduta del ’38. Diversi quotidiani hanno ripreso la riflessione della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni dedicato all’80esimo anniversario dalla pubblicazione del Manifesto della Razza e al pericoloso clima attuale di odio. “A 80 anni di distanza dalla infamia delle leggi razziali, la dignità umana è ancora in pericolo. Si assiste a un crescente manifestarsi di atti di intolleranza razziale, odio e pericolosa radicalizzazione. Non pensavamo di veder nuovamente leggi e decreti democraticamente approvati, ma che violano fondamentali principi. Questi atti di intolleranza sono purtroppo alimentati e legittimati anche da esponenti delle istituzioni”, le parole di Di Segni riprese oggi in prima pagina dal Fatto Quotidiano in un ampio editoriale di Furio Colombo. “Come insegnano le tragiche vicende che l’Italia ha già vissuto,- scrive Colombo- il razzismo è come il gas misterioso usato in questi giorni in Inghilterra da certi agenti segreti per eliminare avversari altrettanto misteriosi. Basta un soffio d’aria contaminata per morire. Più grave se quel gas è manovrato dalle istituzioni. Il razzismo italiano costringe gli italiani a respirare a pieni polmoni storie non vere sulle frontiere, sugli stranieri, sul salvataggio in mare”. Di clima preoccupante parla anche l’ormai ex presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia Izzeddin Elzir (a succedergli sarà Yassine Lafran, 33enne di origini marocchine, già segretario uscente dell’Ucoii e presidente della Comunità islamica di Bologna). “Il momento politico è brutto, e anch’io temo, con la presidente delle Comunità ebraiche italiane Di Segni, che si torni indietro di 80 anni, al clima che produsse le leggi razziali e che tutti pensavamo superato per sempre. Questo ci impone di stare costantemente vigili”, afferma Elzir in un’intervista a Repubblica Firenze, in cui si paventa la possibilità di una sua eventuale discesa in politica.
Trump e l’incontro con Putin. È previsto per domani a Helsinki il vertice tra il presidente Usa Donald Trump e quello russo Vladimir Putin in cui si parlerà della situazione siriana (Repubblica). Qui la Russia, direttamente coinvolta, vuole che il dittatore Bashar Assad rimanga al potere e Trump potrebbe accettare, scrive La Stampa, visto il suo disinteresse per il conflitto siriano. “Per Trump, Medio Oriente vuol dire piuttosto Iran, Israele, Arabia Saudita. Guardiamo ai fatti. In Siria, Trump ha lasciato ai russi ampio spazio”. Spazio che però è stato lasciato anche all’Iran: Israele ha avvisato che non permetterà al regime degli Ayatollah di stabilirsi in Siria. Per questo, scrive il Giornale, il Primo ministro Benjamin Netanyahu si è recato nove volte in Russia, chiedendo a Putin affinché i soldati di Teheran lascino il paese. Un obiettivo peraltro non solo di Israele “dal 2016, secondo il New Yorker, Mohammed Bin Zayed, principe di Abu Dhabi, sollevò il problema di spingere la Russia lontano dagli ayatollah iraniani, i peggiori nemici. – riporta il Giornale – Formò un fronte con i Paesi arabi moderati, che hanno immaginato un affare in grande stile, in cui gli Stati Uniti possano sollevare da Putin le sanzioni comminategli per l’invasione dell’Ucraina in cambio della fuoriuscita iraniana”.
Danza e convivenza. Nella rassegna “Fuori Programma” al Vascello di Roma, andrà in scena questa sera “un lavoro intitolato ‘We love arabs’, testo e coreografia dell’israeliano Hillel Kogan, coprotagonista della performance assieme ad Adi Boutrous, “ballerino arabo scelto per comporre in scena un dialogo, un sodalizio tra artisti di etnie diverse che non subiscono barriere ideologiche o di radici identitarie”, racconta Repubblica Roma.
Segnalibro, Roma e le rivolte ebraiche. La Lettura del Corriere presenta il libro Le Guerre di Roma contro i Parti di Rose Mary Sheldon, ricordando come l’insurrezione ebraica contro i romani ritardò la campagna di questi ultimi alla conquista della Mesopotamia.
Straniero. “Lo straniero è una persona che viene da lontano ma che è prossima, perché si è avvicinata. In tutta la storia del pensiero la definizione dello straniero è stata molto problematica perché la parola straniero indica una relazione e non uno status fisso”. A riflettere sul significato di straniero ma anche di migrante, clandestino, rifugiato è la filosofa Donatella Di Cesare al centro di un’ampia intervista su L’Espresso a firma di Wlodek Goldkorn.
Germania e antisemitismo. Il professore di filosofia Yitzhak Melamed ha raccontato ai media una sua recente disavventura a Bonn, in Germania, dove si era recato per tenere una lezione. “Quando sono uscito, per strada si è avvicinato un giovane. Mi ha detto di essere palestinese, ha visto la kippah, ha cominciato ad insultarmi e a picchiarmi”. Melamed si è difeso e, quando è arrivata la polizia, chiamata da alcuni testimoni, il giovane si è dato alla fuga (Avvenire). Il problema è che gli agenti hanno scambiato il professore per l’aggressore: “Mi hanno sbattuto al suolo violentemente, schiacciandomi il viso sul marciapiede”. La polizia si è poi scusata per l’incidente.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked