VIAGGI Trani, una storia e un’eredità riconquistate
Scaltrito / IN VIAGGIO PER SINAGOGHE / Adda
L’ebraismo italiano ed europeo, al di fuori di Roma, nasce sulle coste della Puglia. Una regione in cui sono vissuti grandi poeti, medici e filosofi. Antichi itinerari, per lungo tempo cancellati e oggi nuovamente di interesse di istituzioni e collettività. Li riscopre “Puglia. In viaggio per Sinagoghe e giudecche”, l’importante lavoro della studiosa Maria Pia Scaltrito recentemente presentato ad Andria di cui pubblichiamo uno stralcio dedicato alla Trani ebraica.
Entriamo nella cinta muraria dalla Porta Antica, lasciandoci alle spalle il porticciolo e il violetto che rasenta la chiesa dei Templari. Da qui si andava all’imbarco per le crociate. Saliamo e svoltiamo a destra lungo i vicoli strettissimi. Al viaggiatore che sa sembra di camminare tra le viuzze di Gerusalemme vecchia. Pochi passi ed eccoci davanti una piazzetta e un edificio medievale con un piccolo campanile a vela, una campana e una Stella di Davide: è Scola Nova, la sinagoga di Trani, la più antica d’Europa ancora vitale. Siamo nel centro della giudecca. Tra queste viuzze ha vissuto rabbi Isaia ben Melle da Trani, o ben Mali come traducono erroneamente gli ashkenaziti, afferma David Cassuto. Rabbi Isaia il Vecchio è considerato il più grande talmudista del suo secolo. In questi anni anche Trani, che aveva ereditato il primato di Bari, può dispiegare la sua influenza verso Francia, Germania, Bisanzio e Palestina. Egli nasce intorno al 1180 e viene istruito e avviato allo studio già a Trani, poi in Germania. Divenuto rinomato, si trasferisce a Venezia dove guida per anni quella comunità. Un’antica abitazione a pochi metri da Scola Nova invece oggi non c’è più: della casa palaziata chiamata “casale rabbino” e della sua elegante bifora, ora incastonata nell’atrio interno di Palazzo Vischi, ci restano solo le foto conservate nella Biblioteca Comunale di Trani. Quando questa dimora medievale è stata demolita, nella seconda metà del secolo passato, nello stipite di una porta al primo piano viene ritrovata una canna di palude. Nel suo interno cavo ecco la pergamena, avvolta in un frammento di tessuto, con la preghiera rituale a protezione della casa: la mezuzah, con scrittura databile a fine XIII secolo. La preziosa pergamena farà un lungo viaggio verso l’America prima di ritornare a casa. Ora la mezuzah, dal 2009, è in mostra come prestito permanente nella Sinagoga Museo Sant’Anna, insieme ad altri ritrovamenti del territorio. Dalle prime indagini condotte recentemente dal rav e sofer Amedeo Spagnoletto risalta un dettaglio importante: la parola totafot, pendagli, di Deuteronomio 11,18 alla riga 17 della pergamena, parola 5, è scritta secondo la forma ritenuta corretta da Isaia ben Melle, ossia ttpwt e non twtpt, come più avanti poi si è imposta. Un indizio notevole dunque della datazione. E forse anche dell’abitante della Casa del Rabbino. Scola Nova era stata preceduta da altre due sinagoghe minori, certamente anteriori a Scola Nova come suggerisce la denominazione. Le fonti cinquecentesche indicano le chiese di San Leonardo e di San Pietro Martire come originarie sinagoghe. Oggi sono ancora localizzabili, una, San Pietro Martire, sita nei pressi di via Cambio con i simboli del cedro e del fiore di melograno scolpiti accanto al portale d’ingresso; l’altra San Leonardo, nel vico Marolla, non distante dalla Sinagoga Grande. Un altro importante pezzo di storia sbuca fuori non lontano. È l’epigrafe ritrovata per caso in una bottega di falegname, lungo la via Giudea a Trani, diversi anni fa da Cassuto, il massimo esperto mondiale vivente di architettura sinagogale. Lo studioso la scorge e la riconosce: è la terza epigrafe sinagogale di Puglia scolpita su pietra. Ritornerà sul muro di Scolagrande, durante i lavori di restauro della più grande sinagoga di Trani. Vogliamo qui riportare la lettera e l’interpretazione di Cassuto: “Nell’anno 5007 si costruì questo edificio. Opera di un intenditore amato da questa congregazione. Con una cupola alta e riccamente disegnata e con finestra aperta per la luce. E cancelli inferriati per la chiusura. E il pavimento eseguito a perfezione. E sedili attorno per gli oranti. Affinché sia la pietà di lui ricordata dinanzi a Colui che dimora nei cieli” (traduzione di David Cassuto, 2016, espressamente per la scrivente). I dettagli ovviamente non sono trascurabili se, come suggerisce Cassuto, si pone mente a chi possa essere “l’intenditore molto amato dalla sua comunità”. Colui che per gusto, cultura, autorevolezza e biografia avrebbe potuto disegnare o ispirare il progetto di tale imponente tempio. Ossia rabbi Isaia. Inoltre, aggiunge Cassuto, “bisogna ricordare che Isaia di Trani (il Vecchio) è soprannominato ‘l’intenditore’ di Trani poiché, essendo stato a Costantinopoli, riporta a Trani la stessa struttura usata nella Moschea alla Sinagoga Grande (con cupola che sovrasta 4 archi). Rabbi Isaia muore pochi anni dopo la fondazione di questa sinagoga”.
Maria Pia Scaltrito
(Da Puglia. In viaggio per Sinagoghe e giudecche / Adda editore)