“Zuckerberg, fai qualcosa”
Dopo il crollo vertiginoso di Facebook in borsa, ancora grane per il fondatore Mark Zuckerberg.
Le sue dichiarazioni sui post negazionisti della Shoah che contaminano il social network ma che non si sente di rimuovere nel nome di una mal interpretata “libertà di espressione”, cui si è appellato in una intervista che dagli Stati Uniti ha fatto il giro del mondo, continuano infatti a ricevere critiche ad alto livello e richieste di intervento immediato.
Paul Packer, a capo della Commission to Preserve America’s Heritage, ruolo per cui è stato indicato dalla Casa Bianca, senza tanti giri di parole l’ha infatti accusato di aver fallito nel suo compito, con una grave responsabilità “verso gli utenti di Facebook e verso il mondo intero”. In particolare nel proposito, affermato nello statuto del social, di offrire a ogni singolo fruitore della piattaforma la possibilità “fare comunità” ed “essere tutti più vicini”.
Packer ha definito i post negazionisti “aberranti” e invitato Zuckerberg a rispettare “l’obbligo etico” di non mettere ulteriormente in pericolo la consapevolezza storica, con gravi conseguenze per la società in cui oggi viviamo. Per farlo, ha sottolineato, si rende necessario un cambio radicale delle politiche finora adottate da Facebook su questi temi.
(31 luglio 2018)