Israele, il dolore della famiglia Goldin“L’Onu riporti a casa mio figlio, ogni silenzio è complice”
Il 1° agosto 2014 il gruppo terroristico di Hamas, approfittando del cessate il fuoco a cui Israele aveva acconsentito durante l’operazione Margine protettivo, organizzò un’imboscata e attaccò un gruppo di soldati. Tre di loro – Liel Gidoni, 20 anni, Hadar Goldin, 23 anni, Benaya Sarel, 26 anni – furono uccisi dai terroristi, che nell’attacco riuscirono a portare via il corpo di Goldin. Da allora la salma del giovane soldato israeliano è in mano a Hamas, che in violazione di ogni norma internazionale, vuole sfruttarla come moneta di scambio mentre il mondo rimane in silenzio. E per protestare davanti all’indifferenza dimostrata dalla comunità internazionale, la famiglia Goldin nelle scorse ore ha organizzato una manifestazione a Gerusalemme, davanti alla sede dell’inviato Onu in Medio Oriente Nickolay Mladenov. “Siamo qui per condannare la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, per condannare quattro anni di silenzio che hanno permesso l’impunità dei colpevoli – ha affermato la madre di Hadar, Leah Goldin – Siamo qui per constatare il continuo fallimento nell’attribuzione delle vere responsabilità, che rende (le Nazioni Unite) ancor più responsabili della situazione umanitaria a Gaza”. Simcha Goldin, padre di Hadar, ha denunciato le responsabilità dell’Onu per i fatti accaduti quel 1° agosto 2014. “L’Onu ha organizzato un cessate il fuoco umanitario, ma sotto questo cessate il fuoco mio figlio è stato ucciso e rapito, e altri due soldati Givati sono stati uccisi. Tutto questo l’Onu lo ha dimenticato. Non menziona nulla di tutto questo. Il rappresentante dell’ONU ha il coraggio di gironzolare per la regione e portare con sé miliardi (nella Striscia di Gaza)”.
I famigliari di Hadar chiedono da quattro anni che venga loro restituita la salma del figlio così che possano finalmente dargli degna sepoltura. “Mio figlio non è stato vittima della guerra a Gaza, ma del cessate il fuoco umanitario sostenuto dall’Onu. Chiediamo che sia rispettato il nostro diritto a compiere l’atto finale della dignità umana, il diritto a una sepoltura adeguata”, ha scritto Leah Goldin in una lettera consegnata ai funzionari delle Nazioni Unite e diretta a Mladenov. “Anche se siete molto preoccupati per la situazione umanitaria a Gaza, non vi ho mai sentito chiedere il ritorno di Hadar in Israele per una degna sepoltura, in linea con la più elementare dignità umana, con la tradizione ebraica, con la legge islamica e il diritto umanitario internazionale”. “Per proteggere la legge e le istituzioni dell’Onu e per promuovere veramente i diritti umani a Gaza e nella regione, – conclude Leah Goldin nella sua sofferta lettera all’inviato delle Nazioni Unite in Medio Oriente – Hadar deve essere riportato a casa da Gaza immediatamente e senza condizioni”.
Daniel Reichel @dreichelmoked