Labour, frattura insanabile
La spaccatura, ogni giorno che passa, sembra sempre più insanabile. Un clamoroso divorzio da una storia che, al momento, non avrebbe la giusta rappresentanza.
Partito laburista ed ebrei inglesi: due strade parallele, che procedono senza incontrarsi. Le gravi, gravissime responsabilità di Jeremy Corbyn che, a capo del glorioso partito fondato a inizio Novecento, un faro di luce per le altre forze progressiste che erano sorte o stavano sorgendo in Europa, raramente si è fatto sfuggire l’occasione per lanciare provocazioni oltre la soglia della tollerabilità.
Nei confronti dello Stato di Israele, verso cui non ha ma mai risparmiato veleni intollerabili, organizzando persino eventi in cui è stata proposta l’equiparazione tra soldati israeliani a Gaza e nazisti contro gli ebrei, e sospetto non troppo contrastato di una simpatia nei confronti del BDS, il movimento di boicottaggio globale che punta ad estromettere lo Stato ebraico dal mondo dell’accademia, della cultura, del commercio. D’altronde, difficile aspettarsi qualcosa di diverso da chi ha espresso amicizia verso gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah.
Ma anche nei confronti degli stessi ebrei inglesi: pochi giorni fa è stato definito un codice sull’antisemitismo sulla falsariga della definizione varata dall’International Holocaust Remembrance Alliance, precedentemente approvata dal governo di Londra. Due omissioni, tra le altre, hanno fatto scalpore. I paragrafi in cui si spiega chiaramente che è antisemitismo il paragone tra Israele e nazisti o ancora l’accusa di “doppia lealtà” (nei confronti di Israele, così come del proprio paese) rivolta a cittadini ebrei.
Soglia della decenza abbondantemente superata. Tanto da portare tre testate ebraiche a prendere posizione in modo congiunto. “United we stand” hanno scritto ciascuno sulla propria prima pagina Jewish Cronichle, Jewish News e Jewish Telegraph. Un messaggio volto a sensibilizzare l’ebraismo d’Oltremanica e tutti i suoi amici sul pericolo che in futuro una figura a dir poco controversa come Corbyn possa arrivare alla carica più ambita. “Un uomo che ha difficoltà nel vedere come certa odiosa retorica anti-israeliana si trasformi facilmente in antisemitismo potrebbe essere il nostro prossimo Primo ministro” mettono in guardia le tre testate, la cui protesta ha fatto il giro del mondo.
Appena pochi mesi fa accademici e figure di primo piano della cultura e della scienza avevano firmato una lettera-appello pubblicata dal Guardian sul tema dell’antisemitismo e della sua complessiva sottovalutazione. “Ci sono segnali inquietanti in tutto il mondo: i pregiudizi secolari contro gli ebrei stanno rinascendo ancora una volta. Dobbiamo essere chiari nel riconoscerli e risoluti nell’affrontarli. Una condizione preliminare per combattere efficacemente l’antisemitismo – sottolineavano i firmatari – è la chiarezza su ciò che è e ciò che non è”.
Ma Corbyn, salvo timide retromarce (appena poche ore fa si è scusato per un evento carico di odio anti-israeliano ospitato alcuni anni fa in Parlamento), non sembra voler prendere troppo sul serio questo impegno. Almeno di una cosa non può essere accusato: di non essere coerente con se stesso.
(1 agosto 2018)