Jonas Fink, il ritorno a Praga
Jonas ha solo 12 anni quando suo padre, un ebreo praghese, viene arrestato con l’accusa di aver cospirato contro il regime comunista che dal 1949 controlla la Cecoslovacchia. Comincia così l’incubo di un ragazzo vittima di una realtà in cui la delazione è all’ordine del giorno. Il ragazzo stringe amicizia con un piccolo gruppo di contestatori che animerà l’intensa e luminosa stagione del Sessantotto e della Primavera. Vittorio Giardino, che a quest’opera ha dedicato un quarto di secolo di lavoro, ha immortalato la sofferenza e il desiderio di riscatto di una generazione cresciuta all’ombra della dittatura. Ma nel suo atteso terzo e ultimo volume, a cui Pagine Ebraiche di agosto dedica un ampio approfondimento, chiude i conti con il Novecento affacciandosi alle incertezze del nuovo secolo.
Per chiudere i conti con il Novecento ci ha fatto attendere con il fiato sospeso ventisei anni. Ora Vittorio Giardino, il grande maestro della storia disegnata, l’artigiano instancabile della linea chiara che non aveva bisogno di aspettare la moda del graphic novel per capire la forza della Storia e delle storie, ha deciso di onorare i suoi impegni con il lettore e ci consegna il terzo volume del suo Jonas Fink. Alle prese con un fenomeno editoriale senza precedenti nel mondo mordi e fuggi del fumetto d’autore, Rizzoli Lizard, l’editore italiano di Giardino, si è raccapezzato a tenere assieme una platea di lettori di età e aspettative ormai molto diverse fra loro e ricuce i tre volumi, proponendo un grande, prezioso volume di oltre 300 tavole con l’intento di tenere assieme i fili di una storia, quella del ragazzino ebreo di Praga che deve crescere fra le ferite e le contraddizioni del secolo appena passato, per spiegare il segno del destino di noi europei.
La strada in salita degli ebrei della Mitteleuropa stremati dalle persecuzione e dalla politica di sterminio, la difficile ricostruzione dalle macerie, le barriere ideologiche e la lotta fra le grandi potenze che sprigionò i veleni della Guerra fredda, la speranza di libertà e la rivolta per conquistare i diritti da una parte e dall’altra della Cortina di ferro, la paurosa frattura del muro che da Stettino a Trieste ha tagliato il Continente, il giusto di viaggiare, di conoscere, di esprimersi, la cultura conquistata e recuperata, ma costantemente minacciata. E sempre, soprattutto, la costante identificazione del destino ebraico come una vocazione e un amore per la libertà. Jonas ha attraversato tutto questo, è stato tutto questo, e arriva al terzo volume già adulto, già affermato, già esule in Francia, già lontano dall’animo della sua Praga. Ma torna infine nella sua città, che è contemporaneamente la stessa eppure è molto cambiata. Perché il Novecento, con le sue battaglie e i suoi drammi, è stato anche la nostra gioventù e l’insieme delle speranze e delle idee che abbiamo voluto credere. I traguardi raggiunti e le libertà conquistate hanno ridisegnato l’Europa, ma resta ancora un conto aperto, il conto più difficile. Forse una nostalgia insanabile, quella per una speranza di vivere in un mondo migliore che sommerso dalla montagna di spazzatura della demenza digitale e del consumo di massa rischia di affievolirsi. Giardino racconta la sua storia senza farci sconti e riesce nell’impresa più difficile: parlare chiaro a generazioni tanto diverse, per ricordarci che senza conoscere il nostro passato non possiamo concepire alcun futuro e senza coltivare almeno una speranza siamo destinati a una sopravvivenza senza sapore. Forse, al di là del prodigio artistico di un tratto che con il passare degli anni non ha perso nulla della sua nitida sicurezza, è proprio questa la sua lezione più grande. Imparare a parlare ai nostri giovani, spiegare loro da dove veniamo e cosa abbiamo vissuto, riprendere coraggiosamente assieme a loro in mano i destini dell’Europa e della nostra identità.
Guido Vitale, Pagine Ebraiche Agosto 2018