Oltremare Dalla tavola alla politica
Per la serie delle cose che solo in Israele, anzi in questo caso solo a Tel Aviv: a fine ottobre ci saranno le elezioni locali in tutto il paese, e questo è di routine. Sindaci, amministrazioni comunali e regionali, tutti in allerta pre-elettorale estiva, riempiono gli spazi pubblicitari lungo strade e autostrade, le buche delle lettere di tutti i palazzi, e i salotti dei cittadini più “impegnati”. Ma Tel Aviv è speciale, lo sappiamo tutti: non solo ha la passeggiata sul mare più lunga del Mediterraneo, non solo è il centro economico del paese, non solo ha un tasso di crescita verticale dei suoi grattacieli che fa girare la testa. Da ieri ha anche un partito vegano che corre per l’amministrazione comunale. Ora, in Israele è del tutto normale che i candidati alle comunali si presentino con un programma ma non necessariamente appoggiando o chiamandosi come un partito politico esistente a livello nazionale. È logico in un paese nel quale ogni città ha una identità fortemente distinta e definita sia dal territorio che dal carattere dei suoi cittadini. Perciò non è assurdo che in una città in cui i vegani e vegetariani sono, secondo le valutazioni del nuovo partito, intorno ai 50000 individui, si sia pensato di farne una forza elettorale e non solo economica. A Tel Aviv ci sono qualcosa come 400 esercizi commerciali, fra ristoranti e negozi, vegani o vegan-friendly. Lo scorso novembre l’Independent ha definito Tel Aviv la capitale globale del cibo vegano, e il trend non è improvviso come una febbre d’estate, al contrario: è da metà anni Novanta che esistono ristoranti vegani in città. E se vale la vecchia regola per cui gli ebrei (e ancora di più gli israeliani) mettono il cibo in cima alla loro scala di valori, che sia per via della kasherut o perché vogliono solo frutta e verdura organica, il partito Tel Aviv Tivonit (http://telavivtivonit.com/) potrebbe essere una sorpresa nelle elezioni di ottobre.
Daniela Fubini, Tel Aviv