Vittoria Valacchi (1915-2018)
Una donna di grande coraggio, un esempio per le nuove generazioni. Così viene ricordata in queste ore la fiorentina Vittoria Valacchi, riconosciuta Giusta tra le Nazioni nel 2013 e scomparsa nelle scorse ore all’età di 102 anni (ne avrebbe compiuti 103 il prossimo 8 settembre). Il riconoscimento più alto dello Stato d’Israele le fu conferito per aver contribuito a salvare durante la guerra la famiglia Salmon (i coniugi Elio e Clara, assieme ai figli Paolo, Silvia e Anna) dalla persecuzione nazifascista. Ritirò di persona l’onorificenza – riconosciuta anche alla zia Elena Cecchini – durante una cerimonia carica di significato alla sinagoga di Firenze. “Era una donna di grande lucidità: fino ai suoi ultimi giorni mantenne quella splendida dignità che la caratterizzava – racconta Sara Cividalli, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e nel 2013 presidente della Comunità ebraica di Firenze – Anche durante la cerimonia di conferimento dell’onorificenza, ricordo quanto mi colpì la sua signorilità”. Per tutta la vita mantenne i contatti con la famiglia Salmon: Silvia, una dei tre figli salvati allora, abitava nella sua stessa via. “È un intreccio simbolico tra le vite di queste due donne – prosegue Cividalli – c’era un rapporto profondo tra loro che si è mantenuto nel corso del tempo”. Sul giornale dell’ebraismo italiano, nel 2013 era stata pubblicata la testimonianza del fratello di Silvia, Paolo Salmon. “La sera del 6 novembre giunse a Volognano la notizia della razzia antiebraica (seguita da arresto, prigionia e successiva deportazione) compiuta quel giorno a Firenze dai nazisti e dai fascisti. – il ricordo di Salmon – Subito dopo una brevissima cena, nel buio della notte, i cinque componenti della nostra famiglia si incamminarono a piedi, attraverso campi e viottoli, verso la villa Cecchini per chiedere aiuto e ospitalità, che furono subito concessi con piena comprensione e massima generosità, in attesa del trasferimento nel rifugio effettuato dopo due giorni. In quel rifugio avrebbe trovato accoglienza, dopo il 24 aprile 1944, anche Giuseppe D’Ancona, padre di Clara. La salvezza di tutti i rifugiati, sancita con la liberazione da parte delle truppe inglesi il 10 agosto 1944, fu dovuta anzitutto all’iniziativa e alla generosità di tutta la famiglia Cecchini e all’incessante sostegno ricevuto da parte di Elena Cecchini (da tempo non più tra noi) e di Vittoria Valacchi, che effettuavano visite continue al nostro rifugio, cariche di provviste alimentari, a complemento di quanto arrivava dai contadini di Volognano. Queste visite, tra l’altro, avevano grande importanza per la nostra famiglia dal punto di vista del sostegno morale”.
“Assieme alla famiglia Cecchini, Vittoria rimarrà un esempio per le generazioni future: mentre milioni di persone rimanevano indifferenti di fronte al destino dei propri concittadini ebrei, lei scelse di sfidare la macchina della persecuzione nazifascista e prestare il proprio aiuto alla famiglia Salmon”, le parole della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio di cordoglio ai famigliari di Valacchi.