Cent’anni fa sul Monte Scopus,
le prime pietre del sapere

Dodici pietre a simboleggiare le dodici tribù d’Israele. La storia dell’Università Ebraica di Gerusalemme iniziò con un gesto fortemente simbolico: la posa delle prime pietre angolari, dodici appunto (poi diventate 14). Era il 24 luglio 1918 e nelle cronache di allora si parla di 6mila persone raccoltesi attorno al cerimoniere, Chaim Weizmann – futuro primo Presidente d’Israele per celebrare la prima università di Eretz Israel. “Il paesaggio della cerimonia era una delle cose più belle mai viste, indimenticabile. Il sole al tramonto inondava le montagne del Moab e le alture della Giudea. Mi sembrava come se le montagne avessero cambiato forma e fossero stupite. Come se avessero intuito che questo fosse l’inizio del ritorno dei loro figli”, scriverà dopo la posa delle pietre Weizmann con parole dal suono profetico. In quel 24 luglio prese il via la storia di una delle più prestigiose università del mondo, davanti a dignitari, rabbini e persone comuni venute dall’Yishuv ma anche da oltremare. Come il nonno del professor Sergio Della Pergola, rav Raffaello Della Pergola arrivato a Gerusalemme da Alessandria d’Egitto e chiamato a rappresentare l’ebraismo della Diaspora. “A mio nonno fu riconosciuto il grande onore di posare una delle dodici pietre – racconta il nipote Sergio, illustre demografo nonché docente proprio dell’Università Ebraica – Nato a Firenze nel 1877, mio nonno fu chiamato nel 1910 a guidare la complessa e numerosa comunità di Alessandria d’Egitto”. Sotto la sua guida, la comunità si affermò come un centro culturale e religioso sul Mediterraneo, passando in una decina d’anni da 15000 membri a 25000. Fervente sostenitore del sionismo e della costruzione di uno Stato ebraico nella Palestina mandataria, rav Della Pergola fu, nelle parole del nipote, “un uomo giusto che non risparmiò il proprio tempo e i propri risparmi per alleviare il disagio dei singoli e della comunità ebraica”. Un’autorità dunque sotto tutti i profili. Per questo fu chiamato dall’Yishuv (l’insediamento ebraico precedente alla nascita d’Israele) a poggiare una pietra sul Monte Scopus, un gesto sognato da diverso tempo, ancor prima dell’arrivo del sionismo.
merge_from_ofoctL’impulso a creare un’istituzione di istruzione superiore nella terra di Israele nacque infatti nell’ultima parte del XIX secolo, prima della nascita del movimento sionista. All’epoca furono avanzate diverse idee, alcune delle quali caddero in disparte, altre furono realizzate in un secondo momento. I primi progetti per la creazione dell’università furono presentati in una serie di articoli scritti nel 1882 da Zvi Hermann Shapira, un rabbino, professore di matematica e sionista convinto. Shapira presentò le sue idee al primo Congresso sionista nel 1897, ma non fu presa alcuna decisione. Chaim Weizmann, Martin Buber e Berthold Feivel pubblicarono nel 1902 un opuscolo intitolato Eine Judische Hochschule, che esponeva i principi per l’organizzazione di un’università del popolo ebraico. Nel 1913, l’11° Congresso sionista mondiale decise di istituire un’Università a Gerusalemme, la cui lingua d’insegnamento sarebbe stata l’ebraico. E così si arrivo alla posa. Purtroppo però di quelle prime, non c’è più traccia. “In pieno spirito mediorientale – sottolinea il professor Della Pergola – le pietre furono rubate”. E così, come le tribù, anche le pietre andarono perdute: anche se in realtà alla fine furono 14, all’ultimo nel 1918 si decise di aggiungerne due. Del loro destino non si sa nulla ma a 100 anni dalla loro posa – e poi scomparsa l’Università Ebraica ne ha portate delle altre: nel luglio scorso infatti, nel corso di una cerimonia affidata al professor Della Pergola, sono state posizionate 14 capsule del tempo con altrettanti messaggi provenienti da ogni parte del mondo. “Abbiamo scritto la nostra visione per i prossimi 100 anni. Il nostro compito è continuare a lavorare affinché questa visione si realizzi” ha dichiarato il presidente dell’Università Asher Cohen, richiamando la sfida lanciata un secolo fa da Chaim Weizmann.
“Qual è il significato dell’Università Ebraica? Quale sarà il suo ruolo? Da dove attingerà i suoi studenti e quali lingue si parleranno in questa sede? dichiarò allora Weizmann – A prima vista, potrebbe sembrare un paradosso che una terra che ha una popolazione così piccola, una terra che ha ancora bisogno di tutto, una terra priva di elementi fondamentali come aratri, strade e porti, che in una tale terra stiamo creando un centro per lo sviluppo spirituale e intellettuale. Ma il paradosso non esiste se si conosce l’anima ebraica”. Ma l’università non fu ideata solo per gli ebrei. Sin dall’inizio i suoi ideatori e fondatori la percepirono come uno strumento utile al Medio Oriente: l’università era ed è aperta ai membri di tutte le religioni e culture.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche Agosto 2018