…Corbyn
Non c’è niente da fare, il nostro tempo è affamato di radicalità. Così, per rispondere alla crescita di una destra xenofoba e nazionalista, l’elettorato di sinistra si sta orientando verso figure sempre più estreme che riportano in auge parole e temi da cui ci si era faticosamente, e mai del tutto, emancipati. Fra queste c’è il più becero antisemitismo. L’esempio più eclatante è l’inglese Corbyn, che ha buone chance di diventare Primo Ministro dopo il disastro storico del partito conservatore di Cameron, May e Johnson. Ma un fenomeno analogo si scorge anche in vista delle elezioni di Midterm USA, dove stanno vincendo le primarie democratiche molti/e giovani appartenenti a varie minoranze, con discorsi che ricalcano le visioni di Bernie Sanders. Ed anche in questo caso si assiste all’ascesa di figure di indirizzo antisioniste, che poi vuol dire antisemite. Oltre al successo mediatico della nota americana-palestinese Linda Sarsour (non candidata, ma tra i leader delle proteste anti-Trump), ha già un posto assicurato al Congresso Rashida Tlaib. Anche lei americana-palestinese, in riferimento ai problemi mediorientali ha sempre sostenuto l’ipotesi dei due Stati. Ultimamente, però, ha cambiato rotta, accentuando i toni critici nei confronti di Israele e sostenendo la soluzione di uno Stato unico. In fondo, oggi c’è bisogno di radicalità. Una radicalità che a me appare sempre più come il sonno della ragione.
Davide Assael, Presidente Associazione Lech Lechà
(22 agosto 2018)