Periscopio – Corbyn
Le già nerissime nuvole addensatesi sui cieli d’Europa rischiano di oscurarli nel modo più tenebroso che si possa immaginare, se solo si pensa che un domani prossimo una delle maggiori nazioni del Vecchio Continente (oltre che del mondo intero: potenza nucleare, centro del Commonwealth, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per lunghi secoli, fino solo a pochi decenni fa, dominatrice assoluta dei mari, massima forza economica, coloniale e militare della Terra, vincitrice delle due guerre mondiali) potrebbe essere governata da un azzimato signore che cela nel cuore un formidabile “hate-maker”: una potentissima, inarrestabile, inesauribile batteria produttrice di odio. Un odio, che, ovviamente, sceglie come suo bersaglio naturale il popolo ebraico, soprattutto – ovvietà dell’ovvietà – nella sua principale materializzazione contemporanea, ossia lo stato di Israele, per il quale il suddetto nutre una vera e propria ossessione.
Non c’è sfilata contro Israele nella quale il possibile futuro premier non sfili in prima fila, esibendo la sua faccia cupa e corrucciata (che pare promettere, in tempi brevi, vendetta e giustizia: ed è la faccia di uno che mantiene le promesse), non c’è asserzionista a cui egli non faccia pervenire le sue manifestazioni di stima e consenso, non c’è appello BDS a cui non dia il suo sostegno, non c’è militante antisemita di cui non sia intimo amico, non c’è tomba di sanguinario terrorista sulla quale egli non vada a recarsi in raccoglimento, per pregare che il Signore mantenga, in cielo, le sue promesse di ricompensa per chi massacra gli ebrei. Da ultimo – come già commentato su queste colonne -, sulla tomba di uno degli ideatori della strage di Monaco del 1972, nella quale 11 atleti israeliani furono torturati e massacrati dai terroristi palestinesi.
Di fronte alle denunce per i suoi gesti, il nostro reagisce in modi diversi, a seconda dell’umore del momento: a volte rilancia, rinfacciando rabbiosamente le centinaia di vittime di Gaza (tutte innocenti, ovviamente, e tutte uccise per puro giuoco e divertimento), a volte prova, timidamente, a ridimensionare un po’, a dire che non è stato capito, che non è antisemita, che non ce l’ha con gli ebrei, ma solo con Israele, ecc. ecc. Ma certi vizietti, si sa, sono delle tendenze naturali, come la pedofilia. Il giorno dopo, inevitabilmente, ricomincia. Ormai non fa neanche più notizia.
Visto che il signore, andando a inchinarsi sui sepolcri dei caduti, mostra di credere, in qualche modo, nella vita ultraterrena, ci permettiamo di dargli un piccolo suggerimento. Tra i suoi numerosi impegni, trovi il tempo per andare a pregare anche sulle tombe di qualcuna delle migliaia di tombe, di cui sono disseminate la Francia, l’Italia, il Nordafrica, in cui riposano i resti mortali dei soldati britannici caduti nella Seconda Guerra mondiale. Dopo di che, vada in pellegrinaggio anche ai cimiteri di guerra tedeschi, dove sono sepolti i militari della Wehrmacht. E stia un po’ in raccoglimento, sulle prime e sulle seconde, con la stessa faccia contrita e addolorata che ha esibito, a Tunisi, sulla tomba dell’eroe di Monaco. Senza farsi sentire (le preghiere non vanno pubblicizzate) rivolga, ai soldati dei due schieramenti opposti, un semplice pensiero di scuse, del seguente tenore:
Ai primi: “Caro soldato inglese, la patria onora il tuo sacrificio, ma mi dispiace comunicarti che è stato del tutto inutile, dal momento che presto sarà guidata da una persona molto, ma molto simile al nemico contro cui hai combattuto. Ma la colpa di questo non è mia. Come sai, io sono un comunista, nemico di tutte le guerre, e anche quella in cui sei caduto si poteva evitare. Io non l’avrei combattuta, la colpa è dei miei predecessori, che come sai, erano capitalisti di destra, amici degli ebrei. Riposa in pace”.
La preghiera potrà essere ripetuta sulle tombe dei soldati tedeschi, con qualche piccola variante: “Caro soldato tedesco, come futuro premier della nazione contro cui hai combattuto, volevo dirti che mi dispiace che tu sia morto sul campo di battaglia, dal momento che la guerra in cui sei caduto è stata del tutto inutile. I nostri due Paesi, ieri nemici, oggi sono amici, ma avrebbero potuto essere amici anche ieri, se al governo della mia nazione ci fossi già stato io, che, col tuo capo di allora, ho tante, tante cose in comune. Ma la colpa di quello che è accaduto non è mia. Come sai, io sono un comunista, nemico di tutte le guerre, e anche quella in cui sei caduto si poteva evitare. Io non l’avrei combattuta, la colpa è dei miei predecessori, che come sai, erano capitalisti di destra, amici degli ebrei. Riposa in pace”.
Peccato solo che la tomba di quel suo “mancato amico” non esista, altrimenti andrebbe in preghiera (magari di notte) anche là.
Francesco Lucrezi
(22 agosto 2018)