…opposizione
Non è una regola, ma talvolta la difesa può diventare sinonimo di autodistruzione. Nel racconto di Franz Kafka “La tana” vediamo una creatura inseguita sotto terra da un misterioso e implacabile nemico che scava gallerie e cunicoli. Per sfuggire a quest’ultimo, il protagonista scava a propria volta incessantemente passaggi e canali, sperando di conquistarsi più vie di fuga possibili. In questo modo, non fa che andare più velocemente incontro all’assalitore. La condanna a difendersi, invece di portare alla salvezza, avvicina alla capitolazione.
Mi si perdoni l’accostamento stridente, ma temo che la compagine che si oppone al governo oggi in Italia si trovi in una situazione analoga al sottosuolo di Kafka. La critica, per quanto forte di argomenti numerosi e ragionevoli, non solo non basta, ma può addirittura essere deleteria, come l’ossessivo scavare del fuggiasco nella tana. Peggio ancora è la fuga nel cieco dei cunicoli, l’incapacità a raccogliere e coordinare le energie che pure il nostro Paese continua ad avere e offrire un modello differente. Il comprensibile timore, gettando uno sguardo ai sondaggi, è una ulteriore catastrofe, eppure non è affatto detto che l’attesa paghi e si verifichi un calo di consensi verso quelli che Giuliano Ferrara sul Foglio di pochi giorni fa ha definito efficacemente cialtroni. Anzi. Quando si è in mare in mezzo a una tempesta, la cosa migliore per cercare di stare a galla è lottare contro i flutti, non attendere passivamente e speranzosamente che la buriana passi.
Per questo, a mio avviso, urge una proposta politica coraggiosa e inedita, che si può concretizzare solo con una formazione in grado di raccogliere la non piccola parte del Paese che non sta con chi, oggi al comando, fa spregio delle più elementari regole della democrazia e gioca ignobilmente e irresponsabilmente con la vita, il presente e il futuro delle persone. A mio avviso, deve essere una formazione che sappia accantonare la stantia coppia di opposti destra/sinistra, senza per questo sposare la più che discutibile vulgata della “fine delle ideologie”, e che sia al contempo esplicitamente e coraggiosamente antipopulista, democratica, europeista. Attenta all’allarme razzismo, innegabilmente tra i grandi problemi dei nostri tempi, ma non resa sclerotica da esso, non permissiva ma accogliente, e pazienza se verrà accusata trivialmente di “buonismo” dal ministro degli Interni e dalla sua banda. Sensibile ai diritti, non agli interessi corporativi di chi, come afferma Tancredi, nipote del principe di Salina nel “Gattopardo”, vorrebbe cambiare tutto per non cambiare niente. Con forte senso di responsabilità istituzionale, ma non piegata a priori a interessi di parte, di qualunque tipo possano essere. Un partito che sappia uscire dalla tana, finché può, per affrontare l’avversario a viso aperto.
Giorgio Berruto
(23 agosto 2018)