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La Torà vieta di arare appaiando all’aratro un bue ed un asino. Oltre all’evidente squilibrio di forze, c’è un altro aspetto più simbolico. Il bue simboleggia il guardare le cose da un punto di vista elevato, come indica il verbo “la-shur”, vicino alla radice di “shor”, che significa bue. La parola che designa l’asino, invece, cioè “chamòr”, ha la stessa radice di “chomriyùth”, materialità. Il divieto di arare appaiando toro e asino, quindi, ci ricorda che non possiamo pensare, nel nostro lavorare al servizio di D.o, di mettere sullo stesso piano spiritualità e materialità: è necessario dare ad ognuno di questi elementi il suo spazio.

Elia Richetti, rabbino

(23 agosto 2018)