Controvento – Bene comune

kasamNel 1995, inviata a Pechino per la Woman’s World Conference, intervistai l’allora responsabile delle politiche sociali, che sovrintendeva all’applicazione della contestatissima legge del figlio unico.
Mi trovai di fronte una anziana e sorridente matrona, che alle mie rimostranze rispose: “Comprendo bene che si tratta di una legge coercitiva e penosa. Io stessa ho sei figli (messi al mondo quando le gravidanze erano non solo consentite, ma anzi incoraggiate). Ma vede, noi siamo ora 1.280.000.000. Se non mettiamo un freno alle nascite, fra due generazioni saremo due miliardi. La Cina ha risorse per nutrire al massimo un miliardo e seicento milioni di persone. Che cosa faremo con i quattrocento milioni eccedenti? Li mandiamo a voi?”. E dopo un sorso di thé aggiunse: “Mi rendo conto che per voi donne europee liberate una politica di questo tipo è inimmaginabile. Ma a voi manca il senso del bene comune, che per noi orientali è la priorità. Chiediamo a una generazione di sacrificarsi per il Paese in modo che le generazioni future possano vivere meglio”.
La legge del figlio unico si è rivelata un fallimento, creando una generazione di maschi viziati e capricciosi e un problema di non sostenibilità: chi mantiene gli anziani, quando i pensionati sono di gran lunga più numerosi dei lavoratori? Tant’è vero che la Cina proprio nelle ultime settimane ha invertito la rotta e incoraggia a mettere al mondo più figli. E forse la dissuasione avrebbe potuto essere applicata con una strategia informativa invece che con la forza.
Ma le parole della ministra mi tornano in mente in questo periodo in cui – e non solo in Italia – il Bene Comune sembra essere stato completamente dimenticato. Basta pensare ai No-TAV, ai No-Gronda, ai No-vaccini, il movimento NIMB (not in my background). Ognuno reclama a gran voce i propri diritti e nessuno ha la forza e il carisma di spiegare che c’è un Bene Comune da difendere, senza il quale il Paese va a rotoli – e purtroppo Genova ne è una penosa conferma.
Senza il senso del Bene Comune, il Paese si sgretola, la corruzione diventa prassi quotidiana (e purtroppo già lo è), il sacrificio individuale invece che apprezzato viene deriso.
Fino a qualche anno fa, le istituzioni intermedie fra cittadini e potere politico (i sindacati, i partiti, la Chiesa) portavano avanti un concetto, per quanto corporativo e a volte miope, di Bene Comune. Oggi anche quelle istituzioni sono state spazzate via (almeno a livello di influenza politica) e ognuno agisce e vota secondo la propria pancia e il proprio portafoglio, o le idee che si è fatto leggendo fake news e blaterazioni via web, incurante delle conseguenze per il Paese. Si propongono leggi che manderanno l’Italia in fallimento economico, ma servono a scopo elettorale; si impedisce la realizzazione di infrastrutture che porterebbero benessere al Paese per non scontentare elettori miopi e gretti; non si investe in cultura e scienza -l’unico asset che garantisce prosperità: mio padre, uomo del secolo scorso, amava ripetere che il solo patrimonio che potesse lasciarci era una buona istruzione, perché tutto il resto va e viene, e comunque la ricchezza si crea e si mantiene solo con le idee e la conoscenza.
Se fossi giovane, e ne avessi la forza, creerei un partito – o almeno un movimento di opinione- “Il Bene Comune”. Se qualcuno vuole cogliere questo suggerimento, cedo gratis il copyright…

Viviana Kasam

(27 agosto 2018)