Incitò a odio e violenza,
la Fifa ferma Rajoub

PALESTINIAN-ISRAEL-ARGENTINA-FBLPer un anno divieto assoluto di partecipazione a manifestazioni calcistiche di ogni tipo. C’è voluto qualche mese ma alla fine la Fifa è intervenuta, punendo in questo modo le intemperanze del numero uno del calcio palestinese, Jibril Rajoub, che alla vigilia dell’incontro amichevole tra Israele e Argentina dello scorso giugno – incontro poi annullato dopo la retromarcia della squadra ospite, ufficialmente per motivi di sicurezza – aveva invitato a bruciare foto e maglie di Lionel Messi e degli altri campioni della Seleccion.
Dopo la cancellazione dell’amichevole, non pago del suo delirante invito, rapidamente propagatosi anche sul web, Rajoub aveva celebrato la notizia come una vittoria dei “valori, dell’etica e del messaggio dello sport”. E, in una conferenza stampa a Ramallah, aveva pubblicamente gioito con a fianco un’immagine gigante di lui con il cinque volte pallone d’oro (immagine risalente a una precedente visita in Medio Oriente di Leo, ma con la maglia del Barcellona) e il seguente messaggio: “From Palestine thank you Messi”.
La Fifa, in un comunicato diffuso nel fine settimana, ha riconosciuto la gravità di quello che è stato ritenuto un vero e proprio incitamento “all’odio e alla violenza”. E ha reso immediatamente effettiva la sentenza (la federazione palestinese ha annunciato ricorso, ma pare destinato a non aver successo). A Rajoub, che dovrà anche pagare una multa, è stata inoltre impedita la partecipazione a eventi e incontri con giornalisti anche in prossimità di stadi e non soltanto all’interno di essi. Tra gli impegni più significativi cui dovrà rinunciare la prossima edizione della Coppa d’Asia, che inizierà negli Emirati Arabi Uniti nei primi giorni del 2019.
Esulta, tra gli altri, il World Jewish Congress: “La Fifa – afferma il suo vicepresidente Robert Singer in una nota – ha mandato un chiaro messaggio alla Federazione palestinese e ai suoi sostenitori: l’incitamento ad atti di terrorismo non può aver spazio nella nostra società, in campo e fuori. Negli anni, con il coordinamento del suo responsabile, la Federazione palestinese ha ripetutamente demonizzato Israele, politicizzato lo sport, incoraggiato la violenza. Mi auguro che la sospensione di Rajoub aiuti a capire che lo sport ha tutt’altra funzione: avvicinare i popoli a prescindere da idee politiche, etnia, religione”.

(27 agosto 2018)