Diario di viaggio
Viaggiare è un’opportunità per scoprire e conoscere, per valutare e riflettere, per soffermarsi sul passato e sull’attualità, per confrontare. L’occasione del viaggio estivo è l’importante mostra Savants et Croyants. Les Juifs d’Europe du Nord au Moyen âge, ospitata dal Museo di Antichità di Rouen. Ma l’itinerario tocca varie altre mete interessanti, tutte istruttive.
Il Memorial de Gaulle a Colombey-les-Deux-Eglises: al centro la Francia, dalla tragica disfatta del 1940 alla vergogna del collaborazionismo e del luglio 1942, alla Resistenza, alla guerra d’Algeria e alla grandezza europea. A emergere è lo spessore storico e politico della grande guida di de Gaulle, capace di volare alto, di dare al suo popolo un’occasione di riscatto nella Resistenza, di guardare alla Nazione, al Paese in chiave europea e non alla esclusiva gestione populistica del potere suo e del suo gruppo. È un abisso quello che separa alcune grandi figure del secolo scorso dal nostro mondo politico di basso profilo. Tutta la distanza che sussiste tra politica come teoria e pratica della convivenza e politica come puro esercizio di potere.
Il Memorial di Verdun: un tuffo nel primo conflitto mondiale; la guerra come dimensione globale, epica e distruttiva insieme, una tragedia nazionale, un dramma ancora sentito con forza e ricostruito a più livelli con un impulso trainante capace di rievocare il trauma collettivo, la collettiva solidarietà. Sono passati cento anni, ma ancora oggi sei inchiodato lì, a condividere la morte quotidiana di quei fanti in trincea.
Troyes: la città di Rashì. Centro importante della cristianità medievale ma anche sede, per secoli, di una numerosa e attiva comunità ebraica. Le tracce del padre dei nostri commentatori sono ormai quasi scomparse, ma la keillah la sinagoga e un affermato centro di studi ebraici portano il suo nome. Uno strano monumento, una forma quasi cubista, lo ricorda lontano dal centro. Sul Piazzale (Esplanade) a lui intitolato sorge una grande e moderna mediateca; non a caso, Rashì è stato un grande comunicatore.
Rouen: la mostra sull’ebraismo europeo – occasione del nostro viaggio – ripercorre attraverso documenti e oggetti di grande rilievo la vita e le attività degli ebrei di Francia, ma anche gli anni terribili delle prime Crociate e i tanti allontanamenti (1182 – 1306 – 1394). L’esposizione pare nascere sulla volontà di sottolineare, nonostante le fratture e i tanti vuoti, la continuità della presenza ebraica. Una base sociale e culturale che già Troyes lasciava intuire e che qui vuole essere riconfermata. L’antico Sefer di Biella esposto con grande risalto alla fine del percorso espositivo pare affermare le solide radici di questa società ebraica europea: scritto nel XIII secolo per gli ebrei askenaziti di Francia, li accompagnò probabilmente in Piemonte nel 1394, al momento della cacciata decretata da Carlo VI, giungendo poi nella piccola sinagoga di Piazzo sopra Biella.
Infine una chambre d’hote vicino alla località balneare di Etretat, tra due ardite falaise sulla Manica: l’albergatore dell’ultima camera disponibile è – combinazione – un anziano e barbuto “profeta” protestante legato ai cosiddetti “Cristiani per Israele”, collezionista appassionato di menorot ed esaltatore di Israele ma ahimè anche del maresciallo Petain e di Jean Marie Le Pen, feroce anticomunista e fervente trumpiano: certi “amici”, magari affascinanti, oltre che un po’ folli sono anche inquietanti.
David Sorani
(31 agosto 2018)