Immagini – Picasso e il revolver
Questa è la famosa immagine del fotografo francese André Villers scattata nel 1958.
Di questa foto mi ha sempre attratto la commistione tra fotografia, pittura e cinema, tre arti visive che nella storia dell’arte moderna spesso si intrecciano, si influenzano e collaborano.
Fu proprio Picasso nel 1953 a regalare al giovane fotografo francese una Rollei con cui scattò una serie di foto di Picasso a Vallauris, in Provenza dove il grande maestro spagnolo viveva e aveva il suo atelier.
Il perfetto bianco e nero di questa foto è dovuto anche al medio formato della rollei, un negativo superiore di grandezza ai 35mm delle Leica usate da fotografi come Cartier-Bresson o Robert Capa.
Questa foto ritrae Pablo Picasso mentre guarda il revolver che tiene nella mano destra, ha la sigaretta in bocca e il cappello da cowboy. Gary Cooper e Pablo Picasso erano amici da tempo e il grande attore di Hollywood gli regalò la pistola e il cappello che erano stati usati in uno dei tanti film che Gary Cooper interpretò nelle vesti di un cowboy.
Di questa foto è interessante notare la commistione di stili e di rimandi iconici a diverse culture e paesi. Si passa dalla maglietta a strisce in stile provenzale ai peperoncini appesi alla lampada nella parte superiore della fotografia. Lo sguardo di Picasso, chiaramente in posa, con la sigaretta tenuta morbida tra le labbra – richiama alcune immagini di Gary Cooper con la stessa posa; anche se qui Picasso sembra un bambino divertito che guarda un regalo appena scartato.
La si può leggere quasi come una foto pacifista, dove il grande pittore – che si è sempre opposto con opere come la celeberrima Guernica alla violenza dittatoriale prima del franchismo e poi del nazifascismo in Europa – mantiene uno sguardo ironico e infantile verso il revolver dell’amico.
Di recente ho visto un documentario dal titolo Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte che narra come i nazisti pensassero che l’arte di Picasso, Chagall, Matisse, Monet, Klee e altri facesse parte dell’arte degenerata. Molte di queste opere furono sequestrate dai nazisti a famiglie ebree durante la guerra. Questo ci ricorda come il totalitarismo e le ideologie xenofobe e razziste abbiano bisogno di un’arte di regime che ritragga il superuomo. Ho sempre pensato che l’arte e la filosofia ebraica traggano la forza dal ritrarre la debolezza e l’imperfezione degli esseri umani.
Ruggero Gabbai
(2 settembre 2018)