Pagine Ebraiche settembre 2018
La sfida del Bilancio sociale
Bilancio sociale, una sfida difficile che deve essere raccolta. Il dossier “Focus sull’anno 5778” curato da Daniel Reichel su Pagine Ebraiche di settembre in distribuzione (hanno collaborato Daniela Modonesi, Adam Smulevich e Ada Treves) porta un primo significativo contributo con numerosi approfondimenti e nell’editoriale che lo apre il direttore della Comunicazione e della redazione giornalistica dell’Unione Guido Vitale sottolinea l’importanza del passo compiuto.
Grandi cambiamenti politici hanno segnato l’anno ebraico 5778 che va concludendosi. Il populismo, dalla Germania all’Italia, ha fatto capolino in Europa, conquistando potere e consensi. E in questo clima, la voce di libertà che rappresenta la minoranza ebraica ha acquisito ulteriore importanza. L’ebraismo italiano è in prima fila nella difesa dei valori democratici e della cultura e i suoi tanti progetti ne sono una dimostrazione. Ma il 5778 è stato anche l’anno dei grandi eventi, dalla festa per i 70 anni d’Israele e del Giro d’Italia partito da Gerusalemme: momenti di grande gioia e allegria che rappresentano uno spunto per guardare con fiducia al futuro, per costruire nuovi straordinari percorsi di collaborazione e fratellanza.
Da anni ormai si ragiona sulla necessità di scrivere un Bilancio sociale dell’ebraismo italiano. Ora questo traguardo si fa più vicino e la Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha affidato a un consorzio di specialisti l’incarico di sviluppare un primo documento di questo genere.
Il lavoro prenderà qualche tempo e presenterà alcune difficoltà, ma dobbiamo tutti augurarci che possa costituire una grande riuscita. Un bilancio sociale, è cosa ben diversa di una sfilza di conti e di numeri, è cosa differente dal lavoro di incolonnare entrate e uscite. Rappresenta piuttosto la difficile prova di raccontare alla società italiana e all’opinione pubblica cosa siamo stati capaci di fare e di mettere a disposizione della collettività. Un processo difficile per tutti, ma difficile soprattutto per un mondo come quello della più antica realtà della Diaspora ebraica, piccolo nei numeri, ricchissimo nelle idee e nei valori da testimoniare, povero nei mezzi economici che sarebbero necessari per realizzare i propri progetti e i propri ideali, complicato per la diversità interna e per la grande libertà di opinioni e di orientamenti che caratterizza un mosaico senza eguali nella nostra società. Così questo dossier che la redazione giornalistica dedica alla vigilia di un nuovo anno ebraico a ricapitolare alcuni fatti salienti che hanno caratterizzato l’anno che volge al termine assume nell’edizione che si presenta ora al lettore un orientamento particolare.
A fianco della cronologia stabilita dai redattori, infatti, molti approfondimenti costituiscono il nostro contributo, certo parziale, certo imperfetto, ma speriamo solido e utile, con i primi elementi utili alla costruzione di un vero e proprio grande bilancio sociale che speriamo possa vedere la luce nei prossimi mesi. Il nostro contributo è anche l’occasione di festeggiare i primi dieci anni di vita di un dossier che ogni dodici mesi, alla vigilia del nuovo anno ebraico, vuole compiere sulla carta stampata quel percorso di analisi e riconsiderazione di quanto accaduto che ogni ebreo ha l’obbligo di svolgere in questa stagione.
Fra i benefici che il lavoro sul Bilancio sociale dovrebbe portare con sé non vanno dimenticati quelli utili e oggi drammaticamente necessari di una riflessione seria sul problema delle risorse economiche. Gli ebrei integrano la società italiana da oltre due millenni e pur rappresentando una piccolissima minoranza numerica, pur costituendo un gruppo religioso e sociale costretto lungo questo grande percorso storico a sopportare discriminazioni e persecuzioni che non hanno eguali nella storia nazionale, non hanno mai fatto mancare il loro contributo per la costruzione di una società più giusta, più accogliente e più progredita. Oggi, e ogni giorno che passa, il lavoro continua, con l’impegno instancabile dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, delle 21 Comunità ebraiche disseminate sul territorio nazionale, delle altre istituzioni ebraiche che si impegnano a operare sul campo della cultura, della tutela identitaria, dell’assistenza e della giustizia sociale. Ma l’impegno è enorme, quasi insostenibile, per un piccolo gruppo di italiani che portano una responsabilità enorme: quella di essere fedeli ai valori tramandati di generazione in generazione. Il contributo di idee e di risorse che proviene dalla società è determinante per tentare di restituire alla società, ai milioni di italiani che se le attendono, l’ingrediente di quelle risposte che solo il mondo ebraico, con la sua esperienza e con i suoi valori, può offrire. Per chiamare a raccolta questi contributi di idee e di risorse gli ebrei italiani devono imparare a raccontare con efficacia cosa sono capaci di fare, cosa offrono e cosa mettono a disposizione della società. Devono essere capaci di spiegare che l’Italia senza i suoi ebrei non sarebbe il paese che conosciamo e che amiamo, ma sarebbe qualcosa di diverso, di più povero, di più arretrato, di meno accogliente. Ecco perché il lavoro del Bilancio sociale che intraprendiamo oggi costituisce un passo importante, l’occasione di una riflessione e di una comunicazione urgente e improrogabile a tutti gli italiani di buona volontà. Rappresenta il richiamo che tutti abbiamo in cuore: riunire la società civile per non essere lasciati soli e per continuare nel migliore dei modi a fare con determinazione la nostra parte.
Guido Vitale, Pagine Ebraiche settembre 2018
(4 settembre 2018)