dispersi…

“Quand’anche fossero i tuoi dispersi all’estremità del cielo, di là li radunerà il Signore tuo D.O e di là li prenderà” ( Deut. 30,4). Perché mai il testo della Torah ci parla di dispersi che si trovano “all’estremità del cielo”? Forse – così spiega il commento “Zer Zahav” (R. Jacov ben Haym Zemach ) – la Torah ci dà in questa espressione un’allusione alle persone che si perdono, smarriscono la via della luce, del bene, proprio quando la loro mente è rivolta “all’estremità del cielo”, cioè ai pensieri e alle riflessioni più alte. Per queste persone il sincero ritorno a D.O, il pentimento, la Teshuvà, è molto più difficile, perché richiede umiltà, disponibilità a riprendere un nuovo percorso dall’inizio, mentre loro si considerano, nella posizione raggiunta e nei pensieri così maturati, già particolarmente importanti. Proprio questi hanno ancor più bisogno dell’aiuto di D.O,e questa speciale disponibilità da parte del Signore esiste, perché proprio a loro si rivolge il testo “Quand’anche fossero i tuoi dispersi all’estremità del cielo, di là li radunerà il Signore tuo D.O e di là li prenderà”.

Giuseppe Momigliano, rabbino