Segnalibro – Alex, un eroe italiano
Con la promulgazione delle Leggi razziste nel ’38, nell’esercito per lui non c’era più posto. Congedato senza onori, emarginato socialmente al pari di migliaia di correligionari e costretto a lasciare il paese che lo aveva tradito, Alessandro Sabbadini farà rotta verso gli Stati Uniti. Tornerà in Italia alcuni anni dopo, come soldato della U.S Army e non più come Alessandro ma come “Alex”, protagonista dello sbarco ad Anzio e con il compito di ricavare, anche attraverso la propria macchina fotografica, il maggior numero di informazioni sul nemico. Informazioni destinate ad incidere nella lotta contro il nazifascismo, nella liberazione del paese, ma anche nella ricostruzione dettagliata di quanto avvenuto sotto il regime. Dall’ingresso alleato a Roma ai documenti lasciati da Mussolini e dai repubblichini a Gargnano: Alex documenta tutto.
A raccontare la sua vicenda è il libro Unavoidable Hope, scritto dal figlio Roger e presentato ieri a Roma nella sede del Centro Studi Americani. A confronto con l’autore il rabbino capo rav Riccardo Di Segni e l’assessore UCEI alla Cultura David Meghnagi, moderati dall’avvocato Barbara Pontecorvo. In apertura i saluti del direttore del Centro Studi Paolo Messa.
“Mio padre – ha spiegato Roger – è stato un eroe, ma non solo in senso militare. Una grande persona, un marito, un fratello, un figlio e un padre devoto. Certo, molti padri sono visti così dai propri figli, ma da questo libro spero coglierete tutta la sua straordinarietà. La guerra gli ha insegnato a essere tollerante e aperto a ogni cultura e religione. Ha combattuto al fianco di musulmani, cristiani, indu, ebrei. Hanno sofferto insieme e insieme hanno lottato per la stessa causa. Un’esperienza che ha lasciato il segno”.
Agli altri relatori, stimolati da Pontecorvo, il compito di affrontare alcune tematiche che questo libro tocca. La vergogna e gli effetti delle Leggi razziste sulla popolazione ebraica, ma anche il contributo significativo e spesso sottovalutato che gli ebrei diedero alla lotta di Liberazione.
“Di eroi – ha spiegato Meghnagi – ne abbiamo avuti moltissimi. Eroi che hanno combattuto con gli Alleati e nella Resistenza. Ma anche veri e propri eroi della quotidianità: uomini e donne che pur consapevoli del pericoli non hanno lasciato il ghetto per star vicino ai propri cari, persone che pur stremate non hanno rubato il pane al vicino”. L’assessore UCEI ha anche affrontato il tema dell’elaborazione della Shoah ed espresso la convinzione che “se l’ebraismo non è precipitato in un lutto senza fine, è anche per la nascita di Israele: un evento che ha permesso la ricostruzione di una identità e di non sentirsi soli”. L’odio verso Israele, ha poi aggiunto, “è quindi odio antiebraico ricodificato”.
Forte la connessione con le vicende raccontate nel libro per il rav Di Segni, la cui moglie ha questa origine familiare. Il rav, nel suo intervento, ha ricostruito il clima del confronto e le diverse posizioni dell’ebraismo italiano, anche quelle del rabbinato, alla vigilia dei provvedimenti del ’38. E, di fronte a un presente complesso come quello che stiamo vivendo, davanti a nuove manifestazioni di odio che inquinano lo spazio pubblico, ha invitato al compito ineludibile di trasmissione di Memoria. “Siamo testimoni – le sue parole – di eventi particolarmente tumultuosi. Con la mancanza di razionalità, sappiamo bene come la demagogia si scateni con i peggiori effetti. Il nostro compito è quello di tenere vivo il ricordo. Anche attraverso iniziative questa”.
(5 settembre 2018)