…sinistra
La crisi della socialdemocrazia europea, è ben noto, è uno dei dati politici più rilevanti della politica europea degli ultimi anni. La cosa non stupisce: in momenti in cui i cordoni della borsa devono stringersi per esigenze di bilancio, a farne le spese sono quelle aree politiche la cui ragion d’essere è sempre coincisa col mantenimento di un welfare utile soprattutto alle fasce più indigenti della società. Ora sembra che il cantiere si sia aperto anche nella sinistra italiana, oscillante fra un’ipotesi in stile En Marche ed un ritorno alle origini. Vedendo i sondaggi francesi, il progetto di Macron non pare riscuotere il successo sperato ed anche in Italia, con Renzi, la sinistra ha sperimentato tutte le difficoltà di progetti centristi. Resterebbe l’ipotesi più di “sinistra”, manovra che nasconde molte insidie. Il tema delle disuguaglianze, dei cosiddetti esclusi della globalizzazione, è davvero urgente e pressante. Una sinistra degna di questo nome non può assolutamente trascurarlo. Questa trascuratezza è stata anche uno dei motivi del ritorno di una destra nazionalista e xenofoba. Si spera, però, che ciò non si traduca in ripiegamenti identitari, che riportano in auge vecchie parole d’ordine, fra cui, purtroppo, è sempre stato presente un antisionismo maschera dell’antico antisemitismo. Corbyn, che continua a mettere pezze peggiori del buco, ne è l’esempio più esplicito. Speriamo che dall’Italia, da sempre laboratorio politico, arrivino idee più fresche. E lo dico anzitutto pensando all’intero quadro politico europeo, che si avvia con le elezioni del 2019 verso un nuovo assetto, forse destinato a durare nel tempo.
Davide Assael, ricercatore