NARRATIVA Polonia, 1666: la città che aspettava la Redenzione

satanaIsaac Bashevis Singer / SATANA A GORAJ / Adelphi

Satana a Goraj è il primo romanzo di Isaac Bashevis Singer. Fu scritto in yiddish e pubblicato a puntate sulla rivista polacca “Der Globus” tra gennaio e settembre del 1933, e in volume nel 1935, poco prima della definitiva partenza dell’autore per gli Stati Uniti.

Pubblicato in Italia a più riprese a partire dagli anni sessanta, è ora riproposto da Adelphi nella storica traduzione di Adriana Dell’Orto, per la cura di Elisabetta Zevi.

Al centro della storia, una delle più sconvolgenti vicende dell’ebraismo est Europeo, e anzi della storia ebraica tout court: l’avvento del falso Messia Shabbatay Tzevi.

Alle soglie del 1666 si diffuse in Polonia la notizia che per gli ebrei la fine dell’Esilio era imminente: un uomo chiamato Shabbatay Tzevi si era rivelato come il Messia, e presto una “nuvola sarebbe apparsa e li avrebbe portati tutti in Terra Santa”.

I segni non erano mancati: nel decennio precedente i cosacchi dell’atamano ucraino Chmel’nitskij avevano massacrato quasi centomila ebrei, “scorticando vivi gli uomini, sgozzando i bambini, violando le donne per poi squarciarne i ventri e cucirvi dentro gatti vivi”. Ma quegli orrori non erano altro se non “le doglie che annunciavano la nascita del Messia”. Per accelerare la liberazione – così dicevano gli emissari di Shabbatay Tzevi – bisognava immergersi nell’oscurità del peccato: solo la discesa agli inferi avrebbe consentito l’ascesa delle anime, e la perfetta redenzione. Anche gli abitanti di Goraj, “la città nascosta tra le colline in capo al mondo”, si abbandonano dunque all’idolatria e alla licenza, infrangendo ogni legge. Ma la sciagura si abbatte su di loro: dopo aver giaciuto, benché sposata, con il capo dei sabbatiani, Rechele la profetessa viene posseduta da un dybbuk, il demone della tradizione ebraica est europea, e finisce per essere ingravidata da Satana, mentre la disperazione stringe in una morsa la città, stremata dalla carestia. Perché a Goraj “vi sia contentezza” bisognerà che le forze demoniache vengano scacciate, e il nome dell’Onnipotente sia di nuovo santificato.

“Che meraviglioso, meraviglioso mondo, bello e terribile, quello di Isaac Bashevis Singer, benedetto sia il suo nome!”, ha scritto Henry Miller. Pur essendo un’opera della giovinezza (il futuro premio Nobel per la Letteratura lo pubblicò a poco più di trent’anni), Satana a Goraj ha in sé tutta la grandezza, la tensione e la contraddittorietà delle sue grandi opere, ed è considerato un capolavoro.

Marco Di Porto