1938, le leggi antisemite a Roma
L’impatto delle Leggi razziste sugli ebrei italiani, e in particolare sulle vite degli ebrei romani, raccontato attraverso documenti, foto, ritagli di giornali dell’epoca. A raccontarlo è la mostra Italiani di razza ebraica: le leggi antisemite del 1938 e gli ebrei di Roma, curata da Yael Calò e Lia Toaff e inaugurata nelle scorse ore al Museo ebraico della Capitale.
Presenti tra gli altri, oltre alle curatrici, la direttrice del Museo Olga Melasecchi, la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, la sindaca Virginia Raggi, il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Lucia Borgonzoni.
“Nel nostro piccolo – ha detto Melasecchi, che ha aperto i saluti – abbiamo cercato di ridare voce e dignità a chi in quei giorni ne fu privato”. Una mostra, ha detto Dureghello, “che deve essere un monito per le future generazioni, nel segno di provvedimenti che non arrivarono come un fulmine a ciel sereno”. Il rav Di Segni, nel ricordare che le Leggi razziste furono il prodromo “alla tragedia finale”, ha sottolineato la viltà del re che le firmò. Lo stesso re che, anni prima, in visita al Tempio maggiore, aveva lodato il ruolo e la centralità della comunità ebraica nella società italiana. Per la sindaca Raggi, “mostre come questa ci aiutano a riflettere, in un periodo di recrudescenza dell’odio”. Ad essere portato come esempio l’impegno dell’amministrazione cittadina nel fare Memoria attiva, anche attraverso la recente decisione di cambiare denominazione a due strade intitolate a firmatari del Manifesto della Razza. Secondo Borgonzoni, “La Memoria è essenziale e le cose vanno ricordate anche se alcune ci fanno vergognare”. Motivi di preoccupazione esistono, ha aggiunto l’esponente leghista, “però sbagliamo ogni tanto a mettere qualsiasi segnale che arriva dietro la parola razzismo e a fare continue analogie con le deportazioni”.
Sottolineano le curatrici: “La mostra si propone di far fare un passo in più al visitatore, e cioè quello di cogliere gli aspetti più singolari legati a vicende biografiche. Si è dunque cercato di scegliere un panorama di storie che fosse il più variegato possibile: dal professore universitario, alla commerciante, al venditore ambulante, al tenente colonnello della Marina”.
Nel catalogo della mostra anche un contributo di Gianni Ascarelli, assessore comunitario al Museo ebraico, focalizzato in particolare sull’antisemitismo di matrice cattolica.
(14 settembre 2018)